Kanseil – Fulìsche
2018 – full-length – Rockshots Records
VOTO: 9 – recensore: Mr. Folk
Formazione: Andrea Facchin: voce – Federico Grillo: chitarra – Davide Mazzucco: chitarra, bouzouki – Dimitri De Poli: basso – Luca Rover: batteria – Luca Zanchettin: cornamusa, kantele – Stefano Da Re: rauschpfeife, flauto
Tracklist: 1. Ah, Canseja! – 2. La Battaglia Del Solstizio – 3. Ander De Le Mate – 4. Pojat – 5. Orcolat – 6. Serravalle – 7. Vallòrch – 8. Il Lungo Viaggio – 9. Densilòc
Quella dei Kanseil è stata, fino a questo momento, una marcia che non ha conosciuto stop o rallentamenti. Anzi, quella dei Kanseil è stata una marcia trionfale perché dal 2010 a oggi non ha conosciuto altro che stima e rispetto, cose che vanno guadagnate sul campo. Proprio quello che ha fatto la band di Fregona (TV) con un demo sorprendente sei anni fa dal titolo Tzimbar Bint e con il debutto Doin Earde del 2015. Buona musica accompagnata da imponenti esibizioni live e una fama che con il tempo si è fatta considerevole se si guarda all’underground tricolore.
Da Fulìsche ci si aspettava molto, e l’attesa è stata ripagata con quarantacinque minuti di folk metal intenso e sincero, suonato con il cuore e in perfetta linea con il progetto Kanseil. Quello di Andrea Facchin e soci non è semplicemente un discorso musicale, in quanto il binomio musica/testi è fondamentale e mai banale: i musicisti veneti amano la propria terra, hanno a cuore il destino e la storia del Cansiglio, l’altopiano prealpino al centro dei loro racconti.
Ah, Canseja! è la poesia d’amore declamata in dialetto dal poeta Pier Franco Ulliana scelta come apertura del disco, un inizio molto intenso quanto inaspettato. I Kanseil mostrano i muscoli con la furiosa La Battaglia Del Solstizio, un trionfo di riff oscuri e melodie che scaldano l’anima; il testo descrive la brutalità della prima guerra mondiale e della Seconda Battaglia del Piave in particolare, combattuta lungo il fiume nel giugno 1918 e che si è rivelata fondamentale per la fine del conflitto. Ander De Le Mate (una grotta dalla grande energia e avvolta da racconti fantastici) ha un ritornello di grande presa, così come colpisce il break centrale che aumenta di giri fino ad arrivare all’assolo di chitarra che porta all’esplosione del ritornello:
Volano i miei pensieri
Nel vento perderò
Ma attenderò e osserverò
Spiriti che mi avvolgono
Intorno a me… Ander De Le Mate
La tradizione alpina prosegue con Pojat, una canzone dal chorus accattivante che racconta il duro lavoro dei carbonai. I ritmi sono blandi e la voce quasi narrata fino al ritornello e al crescendo che segue: growl e strumenti folk danno dinamicità al brano che mostra in maniera chiara tutta la crescita compositiva dei Kanseil. Fulìsche prosegue tra storia e racconti popolari con Orcolat, la causa del tremendo terremoto che colpì il Friuli nel 1976. Leggenda vuole che sia stato provocato dalla creatura mostruosa Orcolat (“orcaccio” in dialetto), rinchiuso dalla Regina Dei Ghiacci nel monte San Simeone e che quando prova a uscire provoca le scosse. La sua è una triste storia: è innamorato dell’umana Amariana che non ricambia il sentimento e, pur di non sposarlo, si fa trasformare nella montagna che porta il suo nome. Come la storia, così la musica di Orcolat è ricca di contrasti: momenti di grande rabbia sonora (“e la sua quiete spezzerò, con i miei passi farò tremare tutta la valle sotto di lei. E io la morte porterò su tutto ciò che le vostre guerre non han distrutto già”) si alternano ad altri più ariosi e melodici, in perfetta sintonia con la leggenda. L’acustica Serravalle colpisce al cuore tutte le persone che sono vissute in un piccolo paese e ci hanno lasciato il cuore. Una manciata di case in pietra in una verde vallata appenninica, il silenzio della natura interrotto dal ritoccare del campanile e dalle urla dei bambini che giocano in strada. Tutto questo è descritto magistralmente nei quattro minuti della composizione. Dalle sonorità “europee”, Vallòrch è una canzone dall’impatto immediato e il guitarwork dinamico, ma soprattutto caratterizzata dal grande lavoro degli strumenti folk. Nel brano è ospite in più parti Sara Tacchetto, voce dei Vallorch, e il suo timbro si sposa meravigliosamente con il sound dei Kanseil e il growl di Andrea Facchin. Il Lungo Viaggio parla delle persone costrette ad emigrare per cercare fortuna, ma con la propria terra sempre nel cuore. Musicalmente è un brano dalle tinte tetre con la cornamusa protagonista; il testo raggiunge il suo apice nella malinconica descrizione degli emigrati che si fanno forza come possono:
Ed imbracciano fisarmoniche
e raccontano storie di povertà
Si raccolgono ad un fuoco che
Freddi notti calore darà
Il viaggio nelle storie raccontate dai Kanseil termina con Densilòc, “nessun luogo” nel dialetto dell’Alpago. La canzone è più melodica delle altre, un po’ folkstoniana nella musicalità, con il protagonista a proprio agio con ciò che lo circonda in una camminata solitaria a cavallo tra la notte e il sorgere del sole.
Nove brani tutti diversi tra loro ma accomunati dai testi sempre legati alla terra d’origine della band e dalla grande qualità musicale. Fulìsche è il disco della consacrazione dei ragazzi di Fregona che ora devono iniziare a raccogliere quanto seminato in precedenza.
Fulìsche è il capolavoro dei Kanseil? Difficile dirlo ora, ma sicuramente ci troviamo dinanzi a un lavoro virtuoso, suonato magistralmente e in grado di trasmettere tutto l’amore e la sofferenza che il Piano del Cansiglio e le zone care alla band hanno visto alternarsi. La crescita del gruppo è stata continua e sorprendente fin dal primo demo Tzimbar Bint e quindi, in un certo senso, un lavoro come questo non dovrebbe sorprendere più di tanto. I Kanseil sono passati nel giro di pochi anni (e appena due dischi) da essere una giovane formazione di belle speranze a una delle poche e robuste realtà del folk metal nazionale. Fulìsche sarà per loro il biglietto d’ingresso per la scena folk metal che conta.
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