La prima intervista ai Dyrnwyn risale a un anno e mezzo fa, in occasione del Romaobscura II con Primordial headliner. In quell’occasione intervistai anche i toscani Wolfingar, due belle chiacchierate nate per caso e anche per questo molto interessanti. La tecnologia, però, mi abbandonò poco tempo più tardi, perdendo in questo modo i file audio delle interviste. Per i Wolfingar non ho potuto recuperare poiché la band si è sciolta, ma dai romani Dyrnwyn mi sono fatto perdonare con una lunga chiacchierata pomeridiana in quel di San Lorenzo, novanta minuti che potete leggere qui sotto. Tra patatine e soft drink, la sezione ritmica (Ivan Coppola alla batteria e Ivan Cenerini al basso) ha risposto con sincerità e simpatia alle mie domande.
Iniziamo parlando della storia del gruppo e ditemi qualcosa sul nome…
Ivan Coppola: Partiamo dalla pronuncia, visto che tutti dicono i “Dirnuin”, “Darwin”, “Dauinin” e “grazie a quelli che hanno suonato prima e i Korrigans!” (risate generali, nda). Si pronuncia “Durnuin”. Per il nome abbiamo fatto un sondaggio, a un certo punto – quando ancora non sapevamo bene la direzione da prendere – erano usciti nomi in inglese, in italiano no perché non ci convincevano, poi lui (l’altro Ivan, nda) ha tirato fuori Dyrnwyn che in gaelico è il nome della spada Excalibur.
Ivan Cenerini: Uno dei tredici tesori di Britannia che si pensa sia Excalibur.
Ivan Coppola: Avevamo pensato di fare il primo demo sui tesori di Britannia, ma poi sono cambiate le cose, vabbè.
Ivan Cenerini: Se guardi il nuovo logo vedi la scritta Dyrnwyn con la spada incastonata nella roccia.
Ivan Coppola: E insomma il nome ci è piaciuto, ci piace il fatto che la gente s’impanica e non ricorda il nome… (altre risate, nda)
Ivan Cenerini: La scelta del nome stava diventando una cosa talmente tanto lunga che c’impediva di fate tutto… anche i live… “ragà non c’avemo il nome”… il nome ci piaceva, il richiamo al folk c’era, quindi va bene così.
La storia del gruppo?
Ivan Cenerini: L’idea è stata di noi due, suonavamo in un altro gruppo, eravamo appassionati al genere da un bel po’ di anni, a me la passione è venuta anni fa quando ascoltai per la prima volta Falkenbach, il secondo cd, ho detto “cavolo, questo genere non l’ho mai ascoltato, mi piacerebbe avere un gruppo per fare queste cose”, ma suonavo in un’altra band di tutt’altro genere, così ho detto a Ivan “perché non proviamo a fare un gruppo?”. Ci siamo presto accorti che a Roma non c’era nessuno che suonava questo genere, c’abbiamo messo un anno a trovare il primo musicista, Rick il chitarrista ritmico, da lì abbiamo iniziato in tre a fare le prime canzoni. La svolta l’abbiamo avuto quando abbiamo preso la flautista, Michela, lo strumento folk che cercavamo.
Ivan Coppola: Rick veniva dal thrash, diceva “voglio provare cose nuove” e noi gli abbiamo dato un sacco di nomi da ascoltare. Ovviamente lui si è fermato agli Ensiferum, per il resto era “questi sono troppo lunghi, troppo lenti ecc”. Poi è invecchiato, o ha sbattuto la testa e siamo riusciti a fare la prima canzone, ma senza flauto stava prendendo una piega Amon Amarth e non lo volevamo perché era una cosa trita e ritrita…
Ivan Cenerini: Nel 2015 non puoi fare musica innovativa, ma volevamo dare un’impronta nostra senza copiare troppo gli altri gruppi.
Ivan Coppola: Folk senza cadere nei cliché, che comunque ci stanno, ma non abusarne fino al punto che l’ascoltare fa “oh ma questo è il riff tipo”, “oh, mi sembra il giro di”. Diciamo che l’evoluzione è stata flautista più Fabio…
Ivan Cenerini: il cantante, scrivi Thanatos sennò quando legge l’intervista dice “perché non m’avete chiamato Thanatos!”.
Ivan Coppola: “Con il mio war name, perché io sono true kult!”. Vabbè, Thanatos cantava già nei Korrigans, ma stando a Roma aveva il tempo da dedicare a un’altra band.
Ivan Cenerini: L’ultimo a entrare è stato il tastierista, che ha dato quello che serviva per riempire meglio il suono. Appena ultima la line-up abbiamo realizzato il demo.
Come mai, a Roma, non ci sono i musicisti folk metal, o se ci sono si nascondono? Alla fine qui ci siete solo voi… nel 2010 ho recensito il demo degli Oak Roots, ma non si sa che fine abbiano fatto, e poco tempo fa è uscito un gruppetto nuovo, se non sbaglio.
Ivan Cenerini: I Blodiga Skald, ci abbiamo suonato insieme qualche tempo fa al Closer.
Perché in una città come Roma il folk metal non va? Anzi, quando suonano i Folkstone i locali sono pieni, quando suona un qualsiasi altro gruppo si arriva a cento paganti se va bene?
Ivan Coppola: Molti musicisti vogliono trovare il progetto già avviato, con una propria identità, vogliono inserirsi. Non proprio trovare la pappa fatta, ma prima di trovare Rick c’hanno chiamati in pochi. Non so se è un periodo dove la gente preferisce altri generi, forse semplicemente il musicista preferisce entrare in un contesto formato, dove tempo due-tre mesi sei sul palcoscenico.
Forse è un discorso che va bene in Lombardia dove ci sono venti gruppi, ma a Roma c’è un gruppo e devi aspettare che muore il chitarrista per entrare. Tu musicista non suoni mai?
Ivan Cenerini: La cosa strana è che Roma ha una grande storia millenaria, ma il folk metal non è proprio arrivato. Il folk metal è nel nord Italia, ci sono un sacco di gruppi tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma se scendi un po’ non ne trovi, non solo nel Lazio. A Roma vedo un sacco di annunci di gruppi che fanno doom, death e black, qualcuno prova a fare thrash, altro no. Quando io cercavo sugli annunci trovavo sempre “chitarrista cerca gruppo death”, nessuno che parlava di folk metal.
E tutte quelle persone che vanno a vedere i concerti?
Ivan Cenerini: Vanno vedere i Folkstone perché li conoscono tutti, ma quando hanno suonato i Windir, che sono un gruppo storico, in quanti eravamo, ottanta? Una spiegazione logica non c’è, si possono fare solo supposizioni. Roma ha una storia bellissima, la gente c’è, possibile che non ci sono venti persone che suonano folk?
Ivan Coppola: C’è molta gente che gli piace fare folk, ma non metal. Oppure c’è bisogno che qualcuno inizi a dire “a Roma c’è il folk metal. Roma c’è”.
Ivan Cenerini: Al nord ci sono molti eventi, già solo col Fosch Fest, il Malpaga, tante serate che organizzano i gruppi stessi.
Ivan Coppola: La vicinanza dei gruppi è importante, ci si organizza tra di loro.
Come sapete, un anno fa ho provato a organizzare qualcosa qui a Roma, ma non è facile perché gruppi non ce ne sono, quelli di fuori vogliono giustamente dei soldi, poi il pubblico non c’è e se non c’è il pubblico non c’è l’incasso e gli eventi non si organizzano più in futuro. Un cane che si morde la coda.
Ivan Coppola: É più facile per noi spostarci verso il nord che la gente del nord scenda a Roma.
Ivan Cenerini: A Roma c’è bisogno del nome.
Ivan Coppola: La risposta te l’aggiusti tu! La risposta è “vaffanculo Mister Folk”! (risate, nda)
Scrivo che avete blaterato venti minuti senza saper dare una risposta sensata, piove…
Ivan Coppola: La risposta è “vaffanculo Mister Folk”! (risate, nda)
Ivan Cenerini: Cambia domanda!
Ivan Coppola: Per me è la cipolla.
Sono passati più di due anni dal demo Fatherland: ascoltandolo ora, cosa provate? Di solito a una domanda del genere la risposta è sempre “nostalgia”.
Ivan Cenerini: No, no!
Ivan Coppola: Da batterista ti dico che quando sono uscite le recensioni, tra quelle meno benevole, ce n’era una che diceva “il batterista amorfo”… fuck you! (risate, nda). Magari non considerando che il batterista ha molta voce in capitolo nella composizione, perché a noi piace comporre le canzoni tutti insieme… magari c’era un pezzo bloccato che riusciva ad andare avanti con un’idea del batterista o della flautista. Le cose ora sono molto cambiate, ma all’epoca erano parti di batteria molto semplici, il che non vuol dire che fanno schifo. Quando ho fatto il demo ho dato il mio 110%, ma anche 200%, e ho pensato alla batteria funzionale al folk… non sono il tipo che ama fare mega rullate o mega blast beat – all’epoca perché non ci arrivava la tecnica – però io sono nato con un batterista jazz che mi ha insegnato che devi suonare per la musica, fare quello che la musica richiede per valorizzarla. In un genere come il folk metal, dove il batterista spesso non vede l’ora di andare a 2000 e mettere il doppio pedale, invece arriva il batterista che viene dal metal classico e magari al recensore la cosa non va giù, anche se i pezzi filano bene.
Ivan Cenerini: Il problema è che si parla di un cd fatto di fretta. Più che nostalgia io direi rimpianto, perché è un cd che sarebbe potuto venire molto meglio, ma per la fretta di farlo subito e avere “qualcosa” tra le mani… sono pezzi che a risentirli adesso ci diciamo “ma siamo davvero noi a suonare ‘sta roba?”. Poteva essere fatto tutto molto meglio.
Allora passiamo all’EP: ditemi tutto quello che potete! (Il titolo del cd, notizia recente, è Ad Memoriam, nda)
Ivan Cenerini: Dopo il demo abbiamo deciso di fare tutti i pezzi in italiano, parleranno di Roma antica e pagana, in vari episodi. Cronologicamente partono dalla nascita della città e arrivano fino a Teutoburgo, brano di chiusura dell’EP. Quattro canzoni più due composizioni strumentali.
Ivan Coppola: I quattro episodi parlano di una Roma nata giovane e divenuta guerriera e militare, fino a pagare il prezzo dell’arroganza.
Musicalmente cosa mi potete dire?
Ivan Cenerini: I brani sono più complessi rispetto a quelli del demo, come musicisti abbiamo fatto tutti quanti dei passi in avanti, in particolare i pezzi sono diversi l’uno dagli altri. Si passa dal malinconico all’allegrotto spinto con variazioni lento/veloce, qualche influenza black, un batterista meno amorfo… continuiamo ad avere la nostra impronta malinconica con inserti folk molto importanti.
Ivan Coppola: La tastiera e il flauto sono molto presenti, a differenza del demo dove erano meno d’impatto. Il nostro sforzo è quello di fare ascoltare il nostro lavoro più maturo e consapevole dove il flauto ha la stessa importanza della chitarra.
Ivan Cenerini: Ed è per questo che ci stiamo impiegando molto tempo. Magari c’è un pezzo che portiamo avanti per settimane, poi ci rendiamo conto che qualcosa non va e lo smontiamo completamente…
Quando uscirà?
Ivan Cenerini: Entro l’anno sicuramente, salvo complicazioni!
Cosa è secondo voi il folk metal?
Ivan Cenerini: Per essere precisi noi ci definiamo pagan/folk metal…
E cos’è il pagan metal? (risate, nda)
Ivan Cenerini: Il pagan metal, per me, è sinonimo di viking metal, ovvero quella specie di black metal che black non è che parla di tematiche pagane, per me il pagan metal sono i Moonsorrow, che però ci mettono il folk. I Kawir della Grecia sono pagan metal. Noi partiamo da quello… no aspetta, torniamo indietro, sennò non si finisce più. Il folk metal è il metal suonato con gli strumenti folk che parla del folklore del popolo che si vuol trattare.
Ivan Coppola: Io la vedo in maniera più romantica: sono stato al Fosch Fest e lì si respirava il folk metal, quei temi trattati, di leggende popolari… è parlare e valorizzare le proprie radici, nel mio caso dell’antica Roma. Noi abbiamo una storia che il mondo ci invidia e anche se oggi siamo derisi e presi in giro una volta eravamo un popolo importante, è bene parlare non solo dei vichinghi, di Thor e di Odino, ma anche di Marte e Giove. Il folk metal è il modo di esprimere la mia passione verso la mia terra, così come i Furor Gallico ci fanno conoscere le loro storie, così io spero di far conoscere la nostra.

Cosa pensate del marketing nel folk metal e del pay to play?
Ivan Coppola: Per me il pay to play è una cazzata! Il discorso di suonare con il nome grosso per farmi pubblicità ti dico di no, al massimo suono gratis, ma a pagare…
Ivan Cenerini: Sono cose che rovinano l’ambiente live…
Ivan Coppola: Sono cose che segnano, tipo “oh, ma chi, i Drago Rosso? Hanno suonato con i Pitone Viola…” magari te lo porti appresso. Che poi se il gruppo merita il resto è fuffa. Il cd parla per te, quello che esce dalla casse. Il discorso folk metal e marketing… boh, non ho mai avuto contatti di questo genere, per me la musica è passione, non ho mai avuto un diavolo tentatore che a tavolino dice cosa si dovrebbe fare. Perché suono? Perché deve diventare il mio lavoro allora non è scendere a compromessi, ma prendere decisioni e accettare il carico di conseguenze che inevitabilmente arriva. Se si vuole restare fedeli al proprio pensiero allora è “che facciamo, mandiamo via Fabio Thanatos e mettiamo la bionda strafiga? Fottiti!”. Ad esempio, io se fossi stato nei Krampus avrei fatto un progetto parallelo cambiando nome, vista la svolta metalcore.
Ma così perdi tutto quello che hai fatto prima, il nome è fondamentale!
Ivan Coppola: Il vero fan sa! Se sei un artista che vale… quello che fa il gruppo non è il nome. I Draugr si potevano chiamare Abruzzo Pagano e spignevano, erano a rullo! Molte persone hanno fatto “ah i Selvans, ah gli Atavicus” dopo lo split dei Draugr, ma questo perché quello che conta è quello che hai composto e lasciato alla gente. Comunque nell’ambiente folk ho visto molta tranquillità e sciallezza…
Ivan Cenerini: Che potrebbe essere rovinata dal marketing…
(Inizia un lungo discorso su marketing ed etichette, nda)
Ivan Coppola: Al discorso etichetta non ci abbiamo mai pensato, anche per possibili problemi con i nostri lavori, mentre rimanendo così, liberi, non abbiamo magari il supporto e la diffusione che altri gruppi hanno grazie a professionisti che sanno cosa fanno, però noi magari facciamo “regà, famo sto live? Sì, no, vabbè”, mentre magari sotto un’etichetta potrebbe essere “devi farmi il live” e noi non possiamo perché c’è il “devo studiare” ecc.
Magari questo è un discorso che può farti la Napalm Records che ti dice “c’è questo festival in Germania, vai a suonare”, altrimenti si parla di realtà piccole che organizzano poche date o mini festival con quattro-cinque gruppi.
Ivan Cenerini: Il vantaggio di collaborare con un’etichetta sta nel suonare di più rispetto all’indipendenza…
Ivan Coppola: Noi ci stiamo “sciogliendo” sul palco con questi ultimi concerti che abbiamo fatto, diamo più attenzione agli intro o alle presentazioni delle canzoni, o al coinvolgimento del pubblico. Sono cose che vengono con l’esperienza… l’etichetta la vedo come un impegno in più, ma per il momento voliamo bassi.
In pratica nel Lazio ci sono due gruppi folk, un unico cantante, la domanda è: come lo avete contattato? Veramente non ci sono cantanti per il genere in tutta la regione? Attenzione però, stimo Fabio sia sul palco che su cd (leggi QUI la recensione dei Korrigans), la mia è semplice curiosità!
Ivan Cenerini: Noi abbiamo messo un annuncio su Truemetal e Mercatino Musicale, ci ha contattato lui! Mi rispose “ho altri due progetti, canto growl e scream, mi piacerebbe fare una prova con voi”. Provò due canzoni e capimmo immediatamente che faceva per noi. Poi ha la capacità di improvvisare le linee vocali appena ascolta un pezzo. La scomodità, diciamo così, è che quando ci sono i festival spesso suoniamo sia noi che i Korrigans, e Fabio muore! (risate, nda)
Molti gruppi utilizzano melodie della musica tradizionale che poi inseriscono nei propri brani, in questo modo è facile capire se si stratta di una band scandinava piuttosto che irlandese. Scendendo in Italia la situazione è diversa, perché ci sono (quasi) sempre richiami a gruppi e melodie prese da altre zone. Come mai la nostra musica tradizionale e la storia del paese attira così poco i nuovi gruppi?
Ivan Coppola: Nell’EP noi stiamo cercando di riprodurre un’atmosfera militare e marziale, mentre nella musica romana c’è poco ritmo con l’utilizzo di arpe e cetre, con melodie adatte a balli rituali, magari posso vedere bene un pezzo così come intermezzo, ma a metterci il metal non ci ho mai pensato. A volte, invece, con il chitarrista Vidharr, per prendere in giro il resto del gruppo, ci mettiamo a suonare la tarantella, che il tupatupa pagano, come lo chiama Alen Foglia (mente del progetto Demoterion che ha pubblicato il solo EP Prometheus prima di cessare l’attività nda), nostro grande sostenitore, un po’ lo chiama, e fare un piccolo pezzo tributo allo stornello romano a me non dispiacerebbe, mentre lui già fa i versi (si riferisce all’altro Ivan, nda)
Ivan Cenerini: Il problema è che noi parliamo di Roma ai tempi antichi, mica avevano la tarantella!
In De Ferro Italico dei Draugr c’è l’organetto abruzzese che è uno strumento non presente nell’antichità, ma inserito come lo hanno fatto loro suona alla grande!
Ivan Cenerini: Non stravolge la canzone e anzi la rende migliore…
Ivan Coppola: Il terrore di molti gruppi, forse anche il nostro, è la linea che divide “figo” e “pacchiano”.
Segue una lunga discussione sull’influenza della musica popolare vista in Italia e in diversi paesi esteri…
Ivan Coppola: Spesso è che la musica popolare è ascoltata dai genitori o dai nonni, quindi l’adolescente la disprezza a prescindere… sarebbe da far ascoltare i veri stornelli romani, chiaramente non mi riferisco a “Osteria numero 7”. Se si scava nell’ascolto, sicuramente si nota qualche bella melodia mentre il cantante parla del Lungotevere, però la melodia è figa!
Ivan Cenerini: Però ti devi riallacciare a quello che canti nei testi.
Ivan Coppola: A noi piace l’aspetto marziale…

Parliamo di voi due: come vi siete avvicinati alla musica, perché avete scelto lo strumento che suonate e il disco che avete a casa ma vi vergognate a dirlo.
Ivan Cenerini: Iniziai con i Litfiba degli anni ’90 per poi passare al classico Metallica/Slayer e arrivare al black metal. Non sopportavo il pop che girava tipo 883, ero un bimbo che voleva subito musica dura. Il basso l’ho scelto perché la chitarra la suonavano tutti, la batteria faceva troppo casino e allora ho scelto il basso! Ma la devi scrivere questa cosa? (risate, nda)
Il disco che non dici di avere?
Ivan Cenerini: Troppi! Ti dico solo che ho… no mi vergogno troppo! Ho il Black Album e Reload dei Metallica.
Il Black Album è un capolavoro!
Ivan Cenerini: Io adesso mi vergogno ad averlo…
Ivan Coppola: Di Reload sta ancora cercando lo scontrino, dice che magari glielo cambiano!
Ivan Cenerini: Ho il best of dei Megadeth e qualcosa degli Slipknot, ma non conta perché me li hanno regalati.
Ivan Coppola: Si parla di terza media… “dai facciamo una band, c’è una cosa che si chiama musica!”. Per me la musica era Radio Globo quando andavo in macchina con i miei genitori e mi addormentavo sul sedile posteriore. Il posto libero era alla batteria e mi ci sono messo io. Abbiamo iniziato per scherzo ma il caso ha voluto che durante le superiori il comune di Roma lanciasse il progetto Roma Rock Roma Pop, con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi alla musica. C’erano lezioni con maestri, stage con gente importante e alla fine uno stage presso il college di Mogol. Ho iniziato quindi a prendere lezioni di batteria anche se avrei preferito uno strumento melodico, e ogni tanto soffro perché sono un tipo creativo e quando c’ho un’idea posso fare solo tupatupa!
Ivan Cenerini: Anche io ho lo stesso problema: bumbumbum!
Ivan Coppola: Con i ragazzi del laboratorio avevamo fatto un gruppo e ci mandavano in giro a fare concerti anche importanti: ho suonato a Piazza Venezia il giorno della liberazione, all’Auditorium. Facevamo pezzi nostri (del cazzo) pop/rock, mentre con un amico mio, a casa, facevamo punk tipo NOFX e Offspring. L’aneddoto che mi piace raccontare è che una volta stavamo suonando a una scuola e a fine concerto ci è stato detto che i bambini ci avrebbero fatto delle domande. Una bambina si è alzata e m’ha chiesto “perché suoni la batteria se prima hai detto che avresti voluto imparare la tastiera?” e io le ho risposto che “l’amore vero non è quello desiderato ma quello scoperto”.
Ivan Cenerini: Ohoh! Questa frase la devi mettere nell’intervista!
Me la tatuo sul braccio!
Ivan Coppola: Se non suono la batteria vado in crisi d’astinenza, con i ragazzi del gruppo mi trovo alla grande e le idee con i Dyrnwyn riesco a farle diventare musica. La batteria è facile da approcciare, ma continuando lo studio capisci che non è importante quello che suoni ma è importante come lo suoni.
Ivan Cenerini: Lui è un poeta!
Ora mi sento una persona migliore! Si divaga tanto, ma non hai detto il disco peggiore che hai…
Ivan Coppola: The Marshall Mathers LP di Eminem. All’epoca mi piaceva, ero ragazzetto.
Abbiamo registrato un’ora e mezzo d’intervista…
Ivan Coppola: Se te perdi pure questa te menamo!
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