Tersivel – For One Pagan Brotherhood

Tersivel – For One Pagan Brotherhood

2011 – full-length – Trinacria Media

VOTO: 6,5 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Lian Gerbino: voce, chitarra, basso Nicolás Närgrath: voce growl, chitarra – Herman Martiarena: batteria – Franco Robert: tastiera

Tracklist: 1. Cruzat Beer House Song – 2. As Brothers We Shall Fight – 3. The Heathen Sun Of Revenge – 4. Far Away In The Distant Skies – 5. High Germany – The Erin’s Jig – 6. And Fires Also Die Away – 7. Those Days Are Gone – 8. Aeolian Islands – 9. We Are The Fading Sun – 10. Tarantella Siciliana – 11. Cosa Nostra – 12. Pagan Nation

Attivi dal 2004, i Térsivel, band originaria di Buenos Aires, arrivano al debutto discografico dopo due mini cd grazie alla Trinacria Media, etichetta personale di Lian Gerbino, vocalist del gruppo. Provenire da un paese, l’Argentina, non di prima fascia per quel che concerne il folk metal è sì uno svantaggio perché si è fuori dalla scena “che conta”, ma anche un potenziale vantaggio se si cerca una propria via, non avendo praticamente concorrenza. Invece i Térsivel non portano nulla della loro nazione, proponendo un extreme folk metal di matrice nord europea, influenzato – e molto – da gruppi come Ensiferum, Turisas e Alestorm, oltre che – parole loro – dalla musica folk siciliana.

La produzione potente aiuta senz’altro la buona riuscita di For One Pagan Brotherhood, full-length che consta di dodici tracce per quasi un’ora di durata. I Térsivel dimostrano fin dalle prime note di avere una buona tecnica personale, oltre che un songwriting a tratti ispirato, anche se purtroppo ancora troppo derivativo e poco personale. La prima traccia del disco, Cruzat Beer House Song, è particolarmente festosa, dalle forti tinte folk in grado di trasmette gioia e voglia di ballare. La seguente As Brothers We Shall Fight suona minacciosa, soprattutto durante le strofe, grazie al sapiente lavoro del tastierista Franco Robert, capace di creare una melodia sinistra ed epica al tempo stesso, a metà strada tra i Turisas di The Varangian Way e i Dimmu Borgir di In Sorte Diaboli. The Heathen Sun Of Revenge si distingue, oltre per le prime note particolarmente pacifiche, per il ritornello semplice e immediato, con la melodia principale che torna presente in diversi punti del brano. La lunga Far Away In The Distant Skies inizia come i Turisas dei bei tempi: i primi quaranta secondi sembrano difatti uscire da un disco di Mathias Nygård e soci. La canzone prosegue tra ritmi incalzanti, break di pianoforte e stacchi che ricordano gli Alestorm più aggressivi. Completamente folk metal è High Germany – The Erin’s Jig: il flauto suona dolce e rotondo su di una base piuttosto ritmata, mentre la voce da raccontastorie di Gerbinoporta l’ascoltatore su sentieri polverosi circondati da boschi di alberi sempreverdi, in un cammino che conduce dritto al centro della festa, dove il violino è la prima donna e tutti i presenti hanno diritto di divertirsi. Dopo l’inutile insieme di rumori And Fires Also Died Away, la delicata Those Days Are Gone mostra il lato più intimo dei Térsivel: la voce rassicurante e le chitarre acustiche costituiscono un duo convincente, per quello che risulta essere un lento perfettamente riuscito. Aeolian Islands è un brano strumentale di chiara origine folk, piuttosto scontato nel suo lento scorrere che risente anche del cattivo posizionamento in scaletta. Nei sei minuti di We Are The Fading Sun si ascolta di tutto, dal riff in palm muting al pianoforte, dai cori epici allo scream, passando attraverso tempi di batteria serrati e trombe altisonanti, in un potpourri spiazzante. Arriva il turno di Tarantella Siciliana, strumentale di tre minuti dal forte retrogusto popolare, per quella che è veramente una tarantella metallizzata: idea simpatica ed esperimento riuscito. Lo è molto di meno, invece, Cosa Nostra. La canzone in questione, già di suo scialba musicalmente, presenta nel testo, a volte veramente evitabili, per poi concludere con il ritornello

Cosa Nostra, La Muzzarella, El Pepperoni y Tersivel

Bisogna chiarirlo: non è un’offesa o una presa in giro al sud Italia, ma un tentativo maldestro di Gerbino di omaggiare la terra dei suoi nonni, la Sicilia. Superati questi terribili minuti, si arriva alla conclusiva Pagan Nation: nei quasi otto minuti di durata, ancora una volta Turisas oriented, ritroviamo tutti gli elementi che contraddistinguono i Térsivel, ovvero l’alternanza tra voce clean e scream, ottime orchestrazioni e una solida base ritmica.

La band mette in mostra diverse qualità come la preparazione tecnica, il buon gusto per gli arrangiamenti e un amore viscerale per il folk metal nord europeo, peccando però di presunzione in qualche capitolo forse un po’ troppo intricato, volendo mischiare molti ingredienti senza avere lo strumento necessario per mescolare con efficacia il tutto. Ne risente la seconda parte di For One Pagan Brotherhood, dove sono presenti alcune composizioni non troppo ispirate che fanno scemare l’interesse nei confronti del cd.

Térsivel hanno ascoltato con attenzione gli insegnanti della vecchia Europa e hanno ripetuto a memoria la lezione; ma nelle note delle canzoni traspare una certa volontà di andare avanti e osare di più, cosa che effettivamente avverrà con il buonissimo Worship Of The Gods del 2017, lavoro nel quale Gerbino e soci mostreranno tutte le loro capacità.

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