I laziali Korrigans hanno suonato al Traffic Live Club in occasione della data dei Furor Gallico (QUI il live report), quale migliore occasione per scambiare due chiacchiere face to face con i giovani musicisti? Il tastierista Spiorad, il batterista Solstafir e il chitarrista Torc (nel frattempo uscito dal gruppo) hanno parlato del bel debutto Ferocior Ad Rebellandum, del rapporto con la Nemeton Records, della scena folk e del pay to play…
Qualche parola per presentare il gruppo ai lettori che non vi conoscono?
Solstafir: Il gruppo nasce nel 2012, anno in cui abbiamo pubblicato il primo demo, chiaramente autoprodotto. Ci abbiamo messo un po’ di tempo per trovare la tranquillità di line-up e nel 2014 abbiamo fatto uscire il disco Ferocior Ad Rebellandum che anche tu hai recensito – e ci è piaciuta – e ora stiamo cercando un po’ di date live…
Spiorad: Soprattutto per cercare di uscire da Latina, che è una realtà morta per la musica, quindi stiamo cercando di organizzare qualcosa fuori…
Torc: per il momento stiamo facendo un mini tour, chiamiamolo così. Abbiamo iniziato ad Alatri presso La Perla Nera con un gruppo thrash della zona che si chiama Sanitarium, questa coi i Furor Gallico è la seconda e le prossime saranno il 1 aprile a Latina e il 16 maggio a Genova con Icethrone, Evendim e Free Nameless.
Torniamo indietro nel tempo e parliamo del demo, “vecchio” già di qualche anno: cosa pensate e provate quando lo ascoltate?
Spiorad: Una certa emozione, ma anche il fatto di poter dire “cavolo siamo cresciuti!”, soprattutto ora che abbiamo fatto il disco possiamo vedere e ascoltare le differenze. Soprattutto per il lavoro in studio, per Ferocior Ad Rebellandum siamo stati oltre nove mesi in studio…
Solstafir: Praticamente un parto!
Spiorad: A livello musicale, di songwriting e tutto il resto siamo cresciuti tantissimo e siamo molto soddisfatti di questo. Chiaramente speriamo di poter fare ancora meglio con i prossimi lavori.
Solstafir: Io non ascolto il demo da quando l’ho suonato, ma stranamente ai concerti ci chiedono i pezzi del demo e quindi nelle prossime esibizioni suoneremo qualche pezzo preso da lì. Chiaramente siamo cambiati, prima la musica era più uno sfogo, ora è un obiettivo.
Nelle recensioni di Ferocior Ad Rebellandum si legge spesso l’importanza dei testi nel vostro lavoro, e una in particolare, molto carina, diceva che a scuola voi eravate i secchioni che ascoltavano con interesse le lezioni di storia…
Torc: Niente di più falso! (risate, nda)
Solstafir: Bisogna fare una premessa: nessuno di noi è un secchione, anzi! Il fatto di parlare della terra da dove veniamo ci ha spinto a cantare in italiano e a inserire alcune parti in latino…
Torc: Anche per venir fuori dalle solite cose vichinghi-celtici-nordici e via dicendo.
Solstafir: Noi abbiamo cercato di prendere qualcosa dalla terra dalla quale veniamo.
Spiorad: Soprattutto il fatto di non cantare in inglese, ma nella nostra lingua, ci fa uscire fuori dagli schemi.
L’intenzione è di continuare con concept storici o c’è la possibilità di un cambiamento?
Solstafir: Questa è una bella domanda… quelli che scrivono la musica sono loro due, chitarrista e tastierista, vediamo cosa tirano fuori con la musica e poi ci adatteremo la musica, non siamo mai partiti dai testi per poi adattarci la musica.
Torc: Stiamo lavorando a dei pezzi nuovi e alcune cose sono cambiate, anche perché un Ferocior 2 sarebbe inutile. Per i testi al momento non abbiamo idea.
Solstafir: Sicuramente diverso da Ferocior, ma non abbiamo idea se ogni brano sarà a sé o un concept.
Spiorad: Magari un concept su un’altra popolazione che fa la stessa cosa dei Volsci sui Romani… (risate, nda)
Allora ve la do io una dritta: quando avete fatto uscire il disco abitavo a via dei Volsci, ora mi sono spostato di due traverse e sto a via degli Aurunci, quindi potreste fare un concept album sugli Aurunci!
Torc: Tra l’altro i monti Aurunci stanno sulla cartina che fa da copertina a Ferocior, un chiaro segno! (risate, nda)
Solstafir: Meno male che non ti sei spostato a via dei Vichinghi! Ahahah (altre risate, nda)
Persephone: L’unico problema è che gli Aurunci non se li caca nessuno!
Korrigans: Manco i Volsci! (in coro, nda)
Solstafir: La ricerca sui Volsci è stata dura, abbiamo proprio dovuto scavare…
Torc: Di materiale ce n’è poco, e bisogna trovare qualcosa che sia utilizzabile per un disco metal. Noi abbiamo utilizzato la battaglia di Corbione che è un po’ la chiave del disco, anche grazie a Tito Livio…
Solstafir: Abbiamo cercato di unire le cose vere, storicamente accadute, e romanzarle un po’.
L’idea che mi ero fatto io, ascoltando il disco, è che partendo dai testi si fa poi la musica.
Spiorad: Possiamo dire che la musica che abbiamo scelto fa comprendere bene che tipo di testo ci va abbinato.
Solstafir: Sul pezzo festaiolo ci è venuto facile metterci il testo allegro, il brano più black oriented lo abbiamo utilizzato per le cose più cruente, le battaglie.
Come siete giunti al contratto con la Nemeton Records?
Solstafir: Ho scritto io a Matt (il boss, nda), un’email dicendogli che avevamo un demo, di ascoltarlo… devo dire che lui è sempre stato molto disponibile, ci ha risposto subito, ha detto “bello il demo, tra mille che ne ho sentiti il vostro spicca!”, e noi “buono, se è così per il demo aspetta di ascoltare il disco!”.
Quindi avete registrato il disco prima di firmare?
Solstafir: Esatto.
Torc: Quando lui ci ha contattato ci stavamo occupando della grafica.
Senza Nemeton avreste fatto un autoprodotto?
Spiorad: Probabilmente sì.
Solstafir: Matt ci sta dando una mano con le varie piattaforme digitali, ora anche per i live, poi la scena folk – ma bisognerebbe dire la scena Nemeton – si sta allargando e i gruppi si danno una mano. Anche il fatto che tutti i gruppi stanno sotto la stessa etichetta aiuta per le serate. Per noi una bella svolta.
Spiorad: Soprattutto è che c’è un’etichetta italiana per i gruppi italiani, quando di solito si pensa alla Germania, al nord…
Al nord, oltre a Fosch Fest e Malpaga, ci sono un sacco di festival, da Bologna in giù non c’è mai nulla. Qui a Roma il pubblico c’è, per i Folkstone partecipano quattrocento persone, però non c’è una scena romana.
Solstafir: Anche a Firenze la scena è bloccata, non c’è per niente. Recentemente ho parlato con quello dell’Etrurian Metal Promotion, ha detto che le serate folk non vanno.
Non dico tanto delle serate, ma dei festival…
Solstafir: Oltre al fatto della mentalità c’è da dire che i gruppi come noi, che stiamo a Latina, quindi proprio al centro, per andare a suonare a Milano con cento euro di rimborso e venti persone sotto al palco, io ci posso andare, ma cosa porta questo a noi come gruppo e alla scena? Secondo me non tanto…
Torc: Al nord adesso ha preso il folk, perché fino a qualche anno fa non se lo inculavano manco là. Penso che anche qui stia arrivando, ma ci vuole tempo.
Solstafir: Penso che una serata come questa qua, con i Furor Gallico, qualche anno fa ci sarebbe stata molta meno gente. Mi fa piacere che molti gruppi italiani riescono a suonare in festival all’estero, perché fa bene alla scena.
Torc: La scena nel Lazio, e nel centro, è proprio bloccata, con il caso a parte Abruzzo.
Solstafir: Una scena molto molto viva sta in Abruzzo. Noi abbiamo suonato a Pescara e il locale era pieno, non ce lo aspettavamo. Vedo che al sud si suona, Bari ha festival e concerti, saluto i Vinterblot, al nord va bene, qui al centro la scena va smossa.
Torc: basta dire che in tutto il Lazio ci siamo solo noi e i Dyrnwyn.
Cinque anni fa c’erano gli Oak Roots che avevano fatto un bel demo, poi sono scomparsi… Qual è l’obiettivo dei Korrigans?
Spiorad: sicuramente di fare tanta esperienza live, e poi tra trent’anni voltarci indietro e dire “ammazza che coglioni che eravamo!” (risate, nda) Nel senso che ci siamo divertiti…
Solstafir: Si inizia a suonare perché ti piace farlo, poi se la gente compra il disco e dice “bravo questo gruppo” è il massimo. Suonare altri dieci-quindici anni in Italia sarebbe un obiettivo che ci possiamo prefiggere…
Spiorad: Perché non all’estero? Magari entrare nella storia del folk metal, ascoltare i dischi e dire “sono i nostri”, hanno una particolarità tutta loro.
Paghereste per fare un tour?
Zer: Penso che siamo tutti d’accordo su questo argomento: siamo poco interessati al pay to play, non pagherei mai per suonare. Certo che se venisse il gruppone estero dicendo che ci fa fare trenta date per diecimila euro, pubblico… date… vendite… allora forse, dico forse, ci potremmo pensare. Anche se lo spirito originale è quello di suonare per il piacere di farlo.
Torc: Deve essere una cosa che fa gola e che porta il gruppo a essere conosciuto.
Solstafir: Ci avevano proposto ventisei date in un mese con i Keep Of Kalessin, ma abbiamo sentito puzza di pay to play e quindi…
Spiorad: Noi sputiamo sudore in sala prove, sul palco, per comporre, in studio… ovviamente speriamo di arrivare in alto e ci prendiamo quello che capita.
Solstafir: Piano piano stiamo vedendo che abbiamo raggiunto un sacco di obiettivi, senza pagare nessuno se non lo studio di registrazione.
Ragazzi vi ringrazio per la disponibilità e la simpatia…
Solstafir: Smuovete ‘sta cazzo di scena, andate ai concerti, comprati i dischi, cazzo supportate la scena. Ringraziamo Mister Folk per l’intervista!
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