Galar – De Gjenlevende
2015 – full-length – Dark Essence Records
VOTO: 8,5 – Recensore: Mr. Folk
Formazione: Slagmark: voce, chitarra, basso – Fornjot: voce pulita, pianoforte, tastiera, fagotto
Tracklist: 1. De Gjenlevende – 2. Natt … Og Taust Et Forglemt – 3. Bøkens Hymne – 4. Ljós – 5. Gjeternes Tunge Steg – 6. Tusen Kall Til Solsang Ny
Ci sono innumerevoli gruppi di limitata notorietà che producono lavori di grande interesse, ben altra cosa rispetto a quello che riescono a fare i grandi nomi sotto le varie Century Media e Nuclear Blast tanto per fare due nomi a caso. Fortid, Oakenshield, Stworz, Khors e Árstíðir lífsins sono i primi che mi vengono in mente, ma l’elenco potrebbe essere davvero lungo. Tra questi un posto d’onore spetta ai norvegesi Galar, duo in attività dal 2004 che ha recentemente deciso di ampliare la line-up con dei turnisti per suonare dal vivo.
La formazione di Bergen ha esordito con Skogskvad nel 2006, seguito quattro anni più tardi da Til Alle Heimsens Endar: dischi di grande qualità, un sound definito e personale, artwork accattivanti, musica esaltante. Nonostante ciò i Galar sono rimasti nell’underground, e forse neanche il nuovo De Gjenlevende riuscirà a modificare lo status della band, purtroppo.
Il disco inizia con un soave arpeggio di chitarra che conduce al riff di matrice melodic black che sarà il protagonista del brano. I nove minuti della title-track sono un susseguirsi di cambiamenti musicali e umorali: sfuriate brutali lasciano spazio ad accordi ampi e la voce clean – veramente bella – si alterna al ferale scream del frontman. Natt … Og Taust Et Forglemt ha dei richiami alla musica di Vintersorg: melodie vocali e giri chitarristici s’intrecciano col drumming esasperato di Phobos, ex Gorgoroth. La seconda parte della composizione è di stampo aggressivo, con urla e brutalità a farla da padrone. I Galar osano ancora di più, e il risultato è la terza perla del cd, Bøkens Hymne, altri nove minuti di black/viking vario e ricco di spunti a dir poco interessanti. Dal pianoforte iniziale (che ogni tanto torna a farsi sentire anche nelle strofe), ai cori che si sovrappongono, passando per le chitarre catchy (?!), la musica di Slagmark e Fornjot, nonostante le bordate di metallo fuso, è capace di portare pace e speranza come la fresca brezza mattutina sul viso. Il finale di Bøkens Hymne è un crescendo di raffinata bestialità che la dice lunga sulla capacità compositiva del duo norvegese. Arriva il momento del break strumentale con Ljós, dove l’elegante pianoforte, insieme al fagotto, crea un bel momento atmosferico dal sapore gotico, per certi versi simile a quanto fatto dai tedeschi The Vision Bleak con il bonus disc di Set Sail To Mystery. I Galar riprendono subito a picchiare duro con Gjeternes Tunge Steg, una canzone spesso tirata, con ottimi riff di chitarra alla Enslaved e le classiche clean vocals che si posano ottimamente sul caos musicale. I dieci minuti di Tusen Kall Til Solsang Ny portano De Gjenlevende alla conclusione, una conclusione in grande stile, l’ennesimo viaggio in un sound ricco e personale come pochi se ne possono incontrare al giorno d’oggi. A spiccare è l’ottimo lavoro alla chitarra di Slagmark, il quale tra fraseggi e assoli mette in mostra una classe e un buon gusto d’altri tempi.
La produzione è ottima, pulita ma con un fondo vagamente sporco, più intellettuale che reale: ottimo il lavoro svolto presso il Concleave & Earshot Studio da Bjørnar E. Nilsen (Helheim, Taake ecc.). I testi sono, come al solito, interessanti e profondi: l’inverno porta morte e tristezza, ma anche la speranza di poter vedere presto il nuovo Sole, in grado di scaldare e portare nuovamente la vita.
Cinque anni per lavorare a un disco sono tanti, lecito quindi aspettarsi un full-length di prima classe, cosa che è puntualmente avvenuta. De Gjenlevende è il terzo centro per la band di Bergen, un lavoro monumentale che merita di essere ascoltato più volte, assaporato e assimilato col tempo. Cd del genere non escono tutti i giorni e sarebbe un vero peccato perdersi il nuovo, eccellente, lavoro dei Galar.
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