Falconer – Armod

Falconer – Armod

2011 – full-length – Metal Blade Records

VOTO: 8,5 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Mathias Blad: voce – Stefan Weinerhall: chitarra, tastiera – Jimmy Hedlund: chitarra – Magnus Linhardt: basso – Karsten Larsson: batteria

Tracklist:1. Svarta Änkan – 2. Dimmornas Drottning – 3. Griftefrid – 4. O, Tysta Ensamhet – 5. Vid Rosornas Grav – 6. Grimborg – 7. Herr Peder Och Hans Syster – 8. Eklundapolskan – 9. Grimasch Om Morgonen – 10. Fru Silfver – 11. Gammal Fäbodpsalm

falconer-armod“Vedo un luogo dove crescono prati ameni e verdeggianti, ornati di fiori ed erbe profumate, mentre intorno aleggia ovunque un odore soave, e aspirandolo non sento più alcun desiderio di cibo o di bevande.”
(Baudolino, Umberto Eco)

Le parole dello scrittore alessandrino delineano alla perfezione le sensazioni che Armod, settimo disco dei Falconer, è in grado di scaturire. A differenza degli album più marcatamente folk, dove la natura si può toccare con mano, oppure degli album viking, grazie ai quali possiamo vedere con i nostri occhi orde di guerrieri avanzare nella neve vergine, Armod, allo stesso modo del “miele verde” di Baudolino, è in grado di far apparire lande immacolate, suscitando emozioni dal più profondo del cuore: la voglia di respirare aria pura nella più completa libertà della natura incontaminata torna a farsi sentire, anche in quelle persone le quali pensieri simili non ne hanno mai avuti.
Si parla, d’altronde, di musicisti esperti e preparati: nella formazione troviamo Stefan Weinerhall e Karsten Larsson, ex membri dei seminali Mithotyn, strumentisti che, proprio dopo lo scioglimento della band, hanno dato vita nel 1999, insieme al cantante Mathias Blad, al progetto Falconer.

Il nuovo lavoro del combo svedese è, a detta degli stessi membri, un tributo alle sonorità folk, sound al quale sono particolarmente affezionati: difatti Armod è l’album più ricco di influenze popolari dell’intera discografia del quintetto di Mjölby. Per l’occasione le tastiere sono state messe quasi completamente da parte per fare spazio ad autentici flauti e violini, scelta che si rivela azzeccata in quanto gli undici brani presenti suonano spontanei e naturali. Infine, la decisione di cantare esclusivamente in svedese rende il tutto “magico”, al punto che è facile, una volta chiusi gli occhi, vedersi catapultati in tempi lontani, dove colori e odori erano puri e ben diversi rispetto quelli ai quali siamo ormai abituati. Si potrebbe azzardare che i Falconer del 2011 rappresentano nella scena metal quello che sono stati i Blind Guardian negli anni ’90: dei bardi, racconta storie. Amabili artisti della narrazione.

Quello che colpisce fin dal primo ascolto, oltre l’ottima qualità audio e di produzione (opera di Andy LaRoque), è il songwriting: prendere generi diversi tra loro come heavy, power e folk e mescolarli in maniera (quasi) perfetta, creando undici composizioni piuttosto varie, riuscendo nell’impresa di non suonare mai banali o ripetitivi, è cosa non per tutti. Troviamo nel disco rasoiate del miglior power metal seguite da brevi composizioni tipicamente folk, per poi tornare all’heavy metal roccioso scandito da mid-tempo e granitici riff delle sei corde.

L’opener Svarta Änkan è l’esempio di come ritmi power e possenti schitarrate da headbanging possano ancora andare d’accordo. Il brano è arricchito nella parte centrale da uno stacco acustico con tanto di assolo melodico, prima che i tempi tornino a farsi forsennati. Molto bella anche la successiva Dimmornas Drottning, una sorta di filastrocca romantica in chiave metallica. Particolarmente aggressivo è l’inizio di Griftefrid dove, forse memori delle cavalcate viking dei vecchi tempi, i Falconer si mostrano maggiormente bellicosi rispetto al loro standard: esperimento riuscitissimo! Completamente diversa suona O, Tysta Ensamhet, dolce e soave composizione quasi completamente acustica, fino a quando l’ispiratissima coppia d’asce Weinerhall/Hedlund non fa una breve ma incisiva comparsa. Si torna a sonorità heavy/power con Vid Rosornas Grav, anche lei arricchita da arie folkeggianti, riff semplici ed efficaci. La breve Grimborg risulta essere il brano meno interessante di Armod: si nota unicamente per l’assolo tipicamente heavy metal di Weinerhall. Di tutt’altra pasta la lunga (oltre sette minuti) Herr Peder Och Hans Syster, summa completa delle capacità in fase di scrittura dei Falconer: le chitarre variano da riff cupi a stop’n’go in palm muting per poi aprirsi in accorsi ariosi e infine deliziarci con giri maggiormente movimentati, mentre il cantato di Mathias Blad si fa ora preoccupato, ora maggiormente sicuro. Il suo timbro – non particolarmente tecnico, ma davvero caldo e avvolgente – e le linee vocali, ormai vero e proprio marchio di fabbrica della band svedese, sono come sempre di elevata qualità. Segue Eklundapolskan, strumentale di ottima fattura che vede nel violino l’attore principale: bella sia la melodia di base che il lavoro compiuto gli altri strumenti a supporto del romantico strumento a corde. Voce e chitarra sono invece gli unici ingredienti di Grimasch Om Morgonen, canzone che precede l’ultima traccia metallica del disco. Fru Silfver è un classico brano dei Falconer, quindi spazio a doppia cassa (Karsten Larsson, da sempre motore della band, anche qui fornisce un’ottima prestazione, tra velocità sostenute e cambi repentini), riff azzeccati, tempi spezzati e inserti folk a cura di flauto e violino. Chiude il disco Gammal Fäbodpsalm, outro strumentale con organo e chitarre heavy a sancire in maniera malinconica la fine di Armod.

Migliorando ulteriormente gli aspetti positivi del precedente Among Beggars And Thieves, album che già presentava delle importanti reminiscenze folk, i Falconer, a dieci anni dal debutto nella scena con l’omonimo disco, sono probabilmente arrivati alla piena maturazione.

Baudolino, oltre ad essere un gran bugiardo era anche un ottimo poeta: per fortuna i bardi di Mjölby hanno “solamente” la seconda qualità.

NB – recensione rivista e aggiornata rispetto alla versione originariamente pubblicata per il sito Metallized.

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