Vanir – The Glorious Dead

Vanir – The Glorious Dead

2014 – full-length – Migthy Music

VOTO: 6,5 Recensore: Mr. Folk

Formazione: Martin Holmsgaard Håkan: voce – Lasse Guldbæk: chitarra solista – Phillip Kaaber: chitarra ritmica – Lars Bundvad: basso – Daniel ‘Luske’ Kronskov: batteria – Sara Oddershede: cornamusa

Tracklist: 1. Fall Of The Eagle – 2. March Of The Giants – 3. Written In Blood – 4. The Glorious Dead – 5. I Valkyriernes Skød – 6. Overlord – 7. The Flames Of Lindisfarne – 8. Blood Sacrifice – 9. The God Emperor

vanir-the_glorious_deadUna delle frasi più ricorrenti nel mondo del giornalismo metal è “il terzo album è quello della verità”. Ci sono anche delle varianti, tipo “…è quello della maturità” o “…è quello della consacrazione”, ma il senso rimane lo stesso. Nel 2014, con l’ormai nota “fretta” da parte di gruppi e label di pubblicare musica, quella frase non ha più molto senso. Soprattutto, tante band nemmeno ci arrivano al terzo full-length, e se lo fanno non è dato sapere se l’evoluzione del songwriting sia terminata oppure no.

Analizzando la discografia dei danesi Vanir si può notare come siano partiti da un folk metal molto rustico e chiassoso (Særimners Kød), sì con growl e chitarre robuste, ma soprattutto spensierato e godereccio, per appesantire la proposta con il successivo Onwards Into Battle. Il nuovo The Glorious Dead, marchiato Mighty Records, rappresenta la rottura con il sound folk che li ha caratterizzati a inizio carriera, aprendo un discorso musicale a più ampio respiro, ma anche rischioso. I nuovi Vanir sono i figli bastardi di quelli già sporchi di sangue di Onwards Into Battle, assetati di brutalità e affamati di carne umana quasi da fare spavento. Musicalmente parlando, forti dosi di death e thrash metal sono entrate prepotentemente nel songwriting del sestetto di Roskilde, le chitarre di Guldbæk e Kaaber non sono più il gustoso contorno delle goliardiche composizioni di un tempo, ma vere e proprie armi atte a fare male.

Il muro creato dalle sei corde è imponente e i primi ascolti sono di difficile interpretazione: chi conosce i vecchi dischi dei Vanir non può che rimanere spiazzato, ma una volta trovata la forza di ascoltare più volte The Glorius Dead è possibile riconoscerne la bontà. Gli inserti folk sono ridotti rispetto al passato, ma quando presenti donano al pezzo un qualcosa di fondamentale: la vita. La cornamusa di Sara Oddershede è splendente come non mai e più volte durante lo scorrere delle canzoni sembra di essere nello schieramento scozzese un attimo prima della battaglia, quando l’adrenalina e il terrore sono ai massimi livelli.

L’opener Fall Of The Eagle spiazza per cattiveria e musica: le strofe sono aggressive e death oriented, la cornamusa compare solamente nel ritornello leggermente più melodico. Le successive March Of The Giants e Written In Blood puntano molto sul groove dei chorus, decisamente accattivanti. Interessanti i sette minuti di I Valkyriernes Skød, canzone elaborata (per gli standard della band) dal tono cupo e drammatico. Overload è una scarica di adrenalina che dopo la botta iniziale non lascia molto (così come la title track), The Flames Of Lindisfarne, come intuibile dal titolo, racconta i fatti avvenuti nel 793 d.C. con lo sbarco dei vichinghi in terra inglese. Ci si avvia al termine del disco con la discreta Blood Sacrifice, pesante e asfissiante, con la cornamusa ottimamente amalgamata con il resto degli strumenti, in grado di aggiungere un tocco di tragica epicità alla musica. Nona e ultima composizione di The Glorious Dead è The God Emperor, dinamica e coinvolgente, con buoni cambi di ritmo e discrete trovate chitarristiche.

Non facile da ascoltare e apprezzare, The Glorious Dead rappresenta i Vanir di oggi, più violenti e diretti che mai, capaci comunque di non disperdere completamente quelle sonorità che li hanno resi famosi nell’underground europeo con i primi due lavori.

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