Intervista: Anguana

Black metal, dialetto veneto, rimandi al tempo che fu. La prima volta che ho ascoltato l’EP Suman mi sono emozionato, e dopo trent’anni di ascolti musicali non è facile che accada. Le chitarre windiriane hanno fatto il resto. Ma c’è di più, perché con S. si parla di Anguana pensiero e del vivere le stagioni, concetti che la città e la modernità tendono a distruggere, ma che ancora resistono e bruciano nei cuori di chi, come me, ama la natura, il silenzio dei paesi di montagna e la legna che arde nel camino.

Partiamo dal nome, dal perché lo avete scelto.

Cercavamo semplicemente qualcosa che legasse la nostra musica alla nostra terra, cultura ma anche il lato misterioso del folklore e leggende locali, non saprei cosa aggiungere.

Fate parte del VBMF, ovvero Venetic Black Metal Front. Chi siete, cosa fate e perché vi siete riuniti sotto una sigla?

Il VBMF è di base un’amicizia tra i componenti di diversi gruppi che si son riuniti sotto una sigla per collaborare, organizzare qualche serata/concerto, promuovere la musica black metal delle nostre zone. Abbiamo scritto qualche piccolo “articolo” sul sito ma è da un po’ fermo causa vita privata, lavoro, altri gruppi e progetti musicali, chi ha messo su famiglia, chi ha comprato casa… abbiamo rallentato un bel po’ nell’ultimo periodo, però l’intento è di portar avanti questa idea del cercare di collaborare.

La copertina è estremamente semplice, senza scritte, ma d’impatto. Qual è il motivo della scelta e cosa volete trasmettere con un’immagine del genere? La foto e l’uomo con il cappello hanno una storia?

Come per il precedente EP non ho voluto il nome del gruppo sulla copertina, mi ricorda un sacco le musicassette dei primi lavori di Moriar e Fiave e tutti quegli album ambient/field recording (che puntualmente non hanno mai scritte in copertina). Oltre a questo lo vedo in linea con la musica e l’idea dietro il progetto, siamo gente semplice, facciamo musica semplice senza dover per forza inventare un nuovo stile o genere. Tornando alla foto: a me piace, per la parte grafica (che realizzo io, S.), trovar vecchie foto, molte grafiche nei booklet provengono da libri! Nel caso di Suman la copertina è una parte di una foto incorniciata in un corridoio del municipio di Montecchio Precalcino, un paese dove ho abitato per qualche anno. Ho domandato decine di volte se mi lasciavano portarla a casa per scannerizzarla dato che era una stampa e non un originale, niente da fare… ma da quando ho visto per la prima volta quella foto ho detto “questa sarà la nuova copertina!”. Son testardo, son partito munito di telo nero e macchina fotografica per fotografare il tutto dentro in comune senza chiedere nulla a nessuno e lì finalmente ho risolto. Riguardo alla storia della foto non aveva riportato nulla e nulla son riusciti a dirmi in comune, ma certamente è una casa che esiste o è esistita in quel comune. Fatto sta che dalla finestra di casa a Montecchio P. vedevo il Summano ogni giorno, foto vecchie del monte non ne trovavo e quindi è andata bene così: “…se fa come se połe, no come che se vołe…”

Avete deciso di raccontare storie legate al vostro Veneto e in particolare stando tra il 1400 e il 1700. Come mai questo arco temporale? C’è (e ci sarà) spazio per la “modernità” nelle vostre canzoni, magari in futuro?

1400-1700 perché è un periodo dove si viveva in un determinato modo, che combacia con tutto quello di cui i miei testi parlano, e poi calcola che a fine 1700 è passato di qua quel figlio di troia di Napoleone e ha azzerato la possibilità a noi veneti di aver un nostro stato nazionale (insomma, il concetto di nazione moderno) tutte cose che per qualsiasi altro stato europeo son state decise in un periodo storico che ci è sfuggito disgraziatamente ad un passo dal riuscirci dopo 1100 anni. Ci sarebbe molto da dire a riguardo, però mi sento parecchio offeso quando noi veneti siamo descritti come i poveracci e zoticoni dell’Italia che fu… abbiamo combattuto gli ottomani per secoli e la cara vecchia Europa non sarebbe quella che conosciamo se non fosse stato così, e in cambio in un periodo in cui si erano prosciugate forze ed energie, un nano francese ci ha colpito alle spalle, depredandoci fino al midollo, e quando più nulla c’era da saccheggiare ci ha ceduto all’Austria. L’unità d’Italia dei Savoia si è fatta partendo dall’altro capo della penisola! Perché i Savoia secondo voi non son partiti da zone più confinanti a loro? Son partiti dal sud perché ancora florido del lustro e ricchezze dei Borbone regnanti in quelle zone; il Veneto è stato uno degli ultimi perché i Savoia sapevano che nulla più c’era da saccheggiare, in più ci hanno regalato una bella guerra mondiale che ha aggiunto miseria alla miseria. (Scusa lo sfogo).

Modernità… non saprei! Sicuramente vorrei far un brano sulle Pasque Veronesi ma non credo sia inteso come moderno. Inoltre presumo di far una pubblicazione scritta con il sistema DECA e qua sicuramente c’è della modernità!

C’è un Anguana pensiero, soprattutto prendendo in considerazione i testi delle canzoni?

Spero di interpretare la domanda correttamente e mi scuso anticipatamente se sarò prolisso nel rispondere, però è una domanda che mi tocca personalmente oltre che per il progetto Anguana: quando scrivo i testi e compongo i brani vorrei trasportare l’ascoltatore/lettore in un tempo che fu, pregno di ruralità e lontano dalla modernità dei giorni d’oggi. Forse perché son uno con valori d’altri tempi, ma adoro la quotidianità e lo scandire del tempo dettato da cose che si ripetono. Vivere le stagioni, veder la natura mutare (per mia fortuna attualmente ho un lavoro che mi permette di “respirare” a pieno la semplicità della vita). Come avevo risposto tempo fa ad una domanda molto simile “…Anguana come progetto vuole suscitare qualcosa con immagini, musica e testi… una mescola di cose che portino ad entrare in uno stato d’animo ben preciso (come un film ben fatto no?), far muovere i cervelli e incuriosire, dai, ognuno a modo suo! La scelta del veneto come lingua gioca un ruolo fondamentale permettendomi di comunicare, donando assieme al puro racconto contenuto nelle liriche un insieme di piccoli giochi di parole e significati che altrimenti non sarei riuscito a far trasparire. Mi vien quasi da pensare che questo genere di cose aiutino le persone a riallacciare un po’ i rapporti con la natura, con la quotidianità della vita agreste e lo scandire delle stagioni con i suoi lavori, questa ciclicità che si tramanda da sempre e solo da qualche generazione ci siamo pensati di dimenticarci senza alcun rispetto… ecco ricordiamoci che arriviamo tutti da lì, siamo tutti figli delle “radici”.

Credo sia abbastanza chiaro che ho unito i classici ambiti black metal con il folklore, se parlo di leggende, stregoneria e altre cose oscure ed intriganti della nostra tradizione è perché ci sta fottutamente bene, le due cose combaciano perfettamente e danno un risultato coerente. Credo di aver trasmesso il messaggio bene o male. Ecco riassumendo, Anguana vuole esser ruralità.

Mi è piaciuta veramente tanto la produzione del disco, si sente che è ben fatta e reale; come detto nella recensione si ha come l’impressione di avervi avanti mentre suonate. Qual era il risultato che speravate di ottenere prima di cominciare le registrazioni e c’è un disco che avete preso come modello per suoni e riuscita acustica?

Oh, beh non posso nominare un solo disco, anche perché (e qua Bestia e Necromorg sorrideranno nel leggere) ho sempre idee e propositi riguardo al suono e risultato da ottenere, quando poi alla fine salta fuori quello che salta fuori e ne siamo contenti. L’obiettivo è migliorare, non ottenere un determinato risultato. Allo stesso tempo posso dire che tutti e tre amiamo le produzioni semplici, vere e naturali, quindi lo vedevo anche in linea con il messaggio che vuole trasmettere Anguana. Mi son trovato subito in sintonia con Andrea Petucco che ha curato i suoni e fatto un lavoro egregio con parte del mix e il master in toto.

Le melodie della chitarra e in particolare dopo il minuto 2:30 della canzone Croxara mi ricordano il Sognametal, quel movimento limitato ma fantastico del quale fanno parte Windir, Cor Scorpii, Mistur e altri. Queste realtà fanno parte dei vostri ascolti?

Assolutamente si! Windir è uno dei miei gruppi preferiti e sicuramente mi ha influenzato moltissimo (e negli ultimi anni anche i Cor Scorpii) nella stesura delle melodie. Però ci son parecchi altri artisti che hanno formato Anguana.

Un altro nome che mi viene in mente è quello dei Kampfar, soprattutto quelli dei primi dischi. Ne prendo spunto per chiedervi quali sono le vostre influenze, cosa vi piace ascoltare e se ci sono gruppi che hanno uno stile o un’attitudine vicina alla vostra.

Devo dire che dei Kampfar ho ascoltato pochissimi album e quel poco che ho ascoltato mi ha influenzato non di poco. Il fatto è che non avendo studiato la teoria musicale, non so nulla della chitarra… suono a “occhio e orecchio”. Da ragazzo avevo imparato diversi brani di diversi artisti e questi certamente hanno gettato le basi del mio stile semplicemente per una questione meccanica. In pratica… so suonare solo così. Anni fa avevo cominciato un progetto, Evoca, che poi ho abbandonato perché mi veniva poco naturale scrivere quel genere di riff. Per citare qualche nome che per un motivo o un’altro mi hanno influenzato: in primis Brünndl, il mio primo vero gruppo in cui ho iniziato a suonare e che mi ha formato nello stile e nella forma, e quindi è molto affine come sonorità… non ci sarebbe Anguana se non ci fosse Brünndl, questo è certo. Per citare giusto la punta dell’iceberg: Windir, Cor Scorpii, Absurd, Goatmoon, Nattfog, Nimbifer Jordslået, Ungfell (parecchio negli ultimi anni), certamente anche Kampfar, Storm e Isengard… insomma un bel mattone di black metal con qualche vena folk (e non). Allo stesso tempo dovrei citare una sfilza di gruppi elettronica/ambient tipo (beh Burzum è lì a cavallo tra i generi) Boards of Canada su tutti, per quell’atmosfera un po’ retrò e nostalgica che sfrutto in parte per i brani conclusivi di sintetizzatore. Mistreat e Vapaudenristi che son gruppi Oi!/RAC e nel quale anche qua si riesce a trovare tantissima ispirazione per la parte melodica. Faccio fatica a distinguere quello che mi piace e ascolto con quello che influenza Anguana, dato che qualsiasi cosa si ascolti vada a formare il proprio modo di suonare… per utilizzare le parole di un ragazzo che faceva noise: “…insomma… sono musicalmente onnivoro…”.

Non avete Facebook, Instagram o Twitter, lo stesso vale per la vostra casa discografica (che ha un sito). L’unica cosa online è Bandcamp, mentre il V.B.M.F. si spinge oltre con Instagram, Facebook e Discogs. La vostra è sicuramente una decisione ponderata, ma la trovo in contrasto con un mondo che va sempre più online, perdendo così l’opportunità di farsi conoscere.

Oh questo è vero, però calcola che per post e promozione varia sfruttiamo i social del VBMF, e poi ci son un sacco di altri modi per esporsi al pubblico… Prima di tutto è meglio far dei buoni brani piuttosto che far musica mediocre e cercare di promuoverla disperatamente e con ogni mezzo. Poi penso che oramai basti chiedere a diversi “uploader” di caricare l’album su YouTube e diciamo che raggiungi gran parte degli ipotetici ascoltatori, inoltre son del parere che sia inutile avere dei social e non aggiornarli, non pubblicare informazioni e notizie, piuttosto che tenerli male meglio neanche averli e facciamo più bella figura (facciamo già fatica a portar contenuti in quelli del VBMF).

Tra i due EP sono passati cinque anni (e una pandemia). State già lavorando a qualcosa di nuovo? Farete dei concerti per promuovere il cd Suman?

È qualche settimana che finalmente dopo aver comprato casa ed essermi trasferito, ho ripreso in mano la chitarra e son tornato a comporre, quindi sì, sto smanettando per una nuova pubblicazione e conoscendomi non uscirà fino a quando il risultato non sarà migliore del precedente EP, ci sarà da faticare. Riguardo ai concerti, non è che mi piaccia molto suonare dal vivo (preferisco dedicare il tempo alla parte di composizione/registrazione), però forse ci sarà una data a fine 2024 qua in Veneto e a conti fatti si riuscirà a portare qualche brano nuovo oltre ai precedenti. Poi ti dico, io penso che il metodo migliore per promuovere gli album è farne uno migliore, se vieni fuori con un prodotto orecchiabile, interessante, è normale che l’ascoltatore va ad ascoltare i tuoi album precedenti.

Vi ringrazio per la disponibilità: c’è qualcosa che volete aggiungere per chiudere l’intervista?

Se mi è possibile, vorrei mettere due grandi “discorsi” (parole certamente non al vento) di due grandi figure che hanno a che fare con la mia terra. Spero qualcuno possa trovar qualcosa su cui fermarsi un attimo e ragionare.

(VEC) «In sto amaro momento, in sto ultemo sfogo de amor, de fede al veneto serenisimo dominio, al gonfałon de ła serenisima republega, el ne sia de conforto, o sitadini, che ła nostra condota pasada, che queła de sti ultimi tenpi rende più zusto sto ato fatałe, ma virtuoso, ma doverozo par noialtri. Savarà da noialtri i nostri fiołi, e ła storia del zorno farà saver a tuta l’Europa, che Perasto ga denjamente sostenjuo fin a l’ultimo l’onor del veneto gonfałon, onorandoło co sto ato sołene, e deponendoło banjà del nostro universal amarisimo pianto. […] Ma za che altro no resta da far par ti, el nostro cor sia l’onoradisema to tonba, e el più puro e el più grande to elogio łe nostre lagrime.»

(IT) «In questo amaro momento, in quest’ultimo sfogo d’amore, di fede al serenissimo dominio veneto, al gonfalone della serenissima repubblica, ci sia di conforto, o cittadini, che la nostra passata condotta e quella di questi ultimi tempi rendono più giusto quest’atto fatale, ma virtuoso e doveroso per noi. Sapranno da noi i nostri figli, e la storia del giorno lo farà sapere a tutta l’Europa, che Perasto ha sostenuto degnamente e fino all’ultimo l’onore del gonfalone veneto, onorandolo con quest’atto solenne e deponendolo bagnato del nostro universale e amarissimo pianto. […] Ma già che non resta altro da fare per te, il nostro cuore sia la tua onoratissima tomba e le nostre lacrime l’elogio più grande e più puro.»

(Discorso alla sepoltura del Gonfalone di san Marco a Perasto.)

(TZ) AN POOM VOR GRAP-STOAN

Bénne vor mich ist

galéeschet’s gasichte

un pin tzo vorhantan

gheenan in nichte.

Bénne ich kheare in de tünkhele,

von bannont pin khemmet,

ich grüüsse de léntighen,

ich han gestarn vorkemmet.

Dékht net’s main grap

met stöönnarne platten,

tzoint mich net inn

met stekhen un latten.

Prenghet net stötze plùumen,

se dor-flappent bohénne,

khöt mar ‘t éntor an requiem,

bail ich déstar dor-trenne.

Setzet mar ‘t an póom

voschta, tanna odar lèrch

un lasset en baksan

fintz ar machet viar berch.

An pöom tzo gadénkhan

setzt mar ‘t anlòan,

ba de vögallen vénnent

tzo machan an hòam.

Sainten saldo gabést tréeghe

tzo rékhan an hant,

an ich meeront vor-hòosset

kedar gatant.

(IT) UN ALBERO PER LAPIDE

Quando per me è

spenta la vista

e sono preso

(per) andare in nulla;

Quando torno nella tenebra

donde sono venuto

(così) saluto i vivi

(che) ieri ho incontrato;

Non coprite la mia tomba

con lastre di pietra;

Non chiudetemi in un recinto

di pali e di stanghe,

Non portate(mi) vasi di fiori,

avvizziscono presto;

ditemi piuttosto un requiem,

mentre lentamente mi dissolvo.

Mettetemi un albero,

(un) abete rosso, (un) pino o (un) larice,

e lasciatelo crescere

finché faccia quattro lunghezze.

Un albero per ricordare

piantatemi soltanto,

dove gli uccellini trovino

da far(si) una casa.

Essendo sempre stato pigro

a dare una mano,

io ho più promesso

che fatto.

(Testamento di Umberto Martello Martalar )

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