Intervista: Exultet

La one man band siciliana Exultet ha da poco pubblicato il nuovo cd King’s Crusade Pt. 1: The Holy Land a ben otto anni di distanza dal precedente At The Gates Of Christendom e Mister Folk, dopo aver recensito il disco, aveva troppe domande da fare per non contattare Farz e per farsi raccontare il mondo Exultet.

Iniziamo dal nome, particolare e con un significato che in pochi conoscono.

L’Exultet erano i rotuli di papiri per le cerimonie liturgiche, antichi supporti in pergamena molto diffusi nell’Italia meridionale dell’XI secolo. Una preghiera che veniva recitata durante la benedizione del cero pasquale. Con questo nome ho messo in evidenza vari aspetti, come l’amore verso il periodo medievale, l’attaccamento al mio sud e un chiaro riferimento religioso che ha aiutato a distaccare la band verso tematiche tipiche del black metal. Comunque, a parte tutto, trovo sia un nome che suona bene per una extreme metal band.

Hai fondato la band nel 2003, esattamente venti anni fa. Cosa ricordi dell’epoca, quali erano i tuoi sogni e se pensi ai primi passi degli Exultet che sentimenti provi?

Quando si è più giovani oltre ad avere più energie si hanno anche più sogni ed aspettative. Certo, speravo di avere un maggiore riscontro in generale, ma in definitiva all’epoca pensavo solo a divertirmi e a fare ciò che più mi piaceva. Ricordo ancora con grande nostalgia il periodo Urbs Felix nel 2003, quando suonavo i pezzi in sala prova con l’ex batterista Argoth. La passione non è mai mancata e quella fortunatamente c’è ancora.

Ti piace fare tutto da solo? Pensi mai che delle mani “esterne” potrebbero tornare utili?

Avere una band con più elementi probabilmente migliorerebbe alcuni aspetti della mia musica, visto che come chitarrista e cantante c’è di meglio in giro del sottoscritto. Lavorare con Argoth ad esempio era molto stimolante e importante. Fare dei live è un vecchio sogno nel cassetto. Ma dubito a questo punto cambierò più l’aspetto organizzativo. Mi sono adattato. Tutto sommato non dipendere da nessuno in fase di lavorazione mi dà l’opportunità di definire come più preferisco i miei album e di prendermi il tempo che più ritengo necessario. Forse negli anni con un successo maggiore mi sarei mosso diversamente, ma ormai da tempo gli Exultet sono una one-man band project – direi da sempre – e così per il momento continuerà ad essere.

Di sicuro non hai fretta nel realizzare i tuoi lavori, però è anche vero che tre dischi in tredici anni non sono molti. Cosa ci puoi dire a proposito delle tempistiche degli Exultet?

Questi ultimi anni sono stati complicati nella mia vita, anni di cambiamenti e decisioni delicate. Come dicevo prima, non mi è facile trovare il momento giusto per dedicarmi agli Exultet. In questo ultimo album spesso dovevo staccare per impegni vari, anche di settimane, e quando poi tornavo sul progetto sovente mi trovavo a voler cambiare intere parti. Sono esigente e perfezionista, cosa che mi fa perdere ulteriore tempo. Rimango critico e insicuro con le mie opere anche se so di averci speso più energie del necessario, figuriamoci con lavori fatti con un pizzico di fretta in più. Sono stato più volte vicino a gettare tutto nel cesso! Davvero troppo tempo per chiuderlo. Nel prossimo album cercherò il periodo più adatto per lavorarci, inizierò e finirò tutto senza pause.

Mi hai mandato il promo di Soldati Della Croce nel 2010, il primo disco a parlare delle crociate. Già all’epoca avevi intenzione di andare avanti con questo argomento oppure l’idea ti è venuta successivamente?

Il black metal mi piace tutto, offre così tanti spunti, è un genere duttile e favoloso. Ho sempre amato molto la corrente epica-battagliera. Il black metal per me è perfetto per raccontare e disegnare scenari epici, condottieri, cavalieri e scontri medioevali. Tra i miei gruppi preferiti ci sono Enslaved, Windir, Thyrfing, Bathory, Falkenbach, Menhir… dovevo solo trovare la mia strada, provare ad essere originale. Era assurdo scopiazzare quelle band meravigliose. Così, invece del nord Europa, mi sono rivolto ai racconti, ai protagonisti e alla storia della mia terra. Le crociate hanno così tanti riferimenti all’Italia, l’atmosfera mediterranea è perfetta per inserire gli Exultet all’interno di un proprio contesto. Da lì in poi è stato facile per me infilarmi in un mondo ampio e realizzare un sound che prendesse elementi dell’epic metal nordico per fonderlo con parti tipicamente folk arabe. Insomma, le radici della mia Sicilia.

Trovo i brani di King’s Crusade Pt. 1: The Holy Land particolarmente ispirati, vari e dinamici pur rimanendo sempre Exultet al 100%. Credo che rispetto al passato tu sia riuscito a fare un passo in avanti come compositore. Cosa ne pensi? Hai lavorato molto sulle canzoni?

Grazie per averlo notato Fabrizio! Credo con l’esperienza di essere migliorato sia come musicista, che compositore… e onestamente un po’ anche come cantante. Ho anche usato strumentazioni migliori, cosa che non guasta mai. Ora ho più chiaro in testa di come voglio che suoni un album e rispetto al passato mi viene più facile tradurlo in musica. Posso dirti che la creazione dei pezzi questa volta è nata in modo diverso rispetto ai vecchi lavori: sono partito dai riff di chitarra, per poi inserire synth, tastiere e tutto il resto. Negli scorsi anni solitamente facevo l’esatto contrario. Ma se mi dici che il disco è venuto bene allora proverò ancora in futuro questo modus operandi. Ogni passaggio è stato curato in modo maniacale, l’obiettivo era quello di non annoiare l’ascoltatore. Forse ad un primo ascolto le tracce non sono così facili da assimilare, i pezzi mediamente sono piuttosto lunghi, con vari cambi di atmosfere, con dentro tanti strumenti, sinfonie, cori, parti acustiche… volevo assolutamente dare l’idea del viaggio, quello intrapreso dai crociati verso Gerusalemme. Spero in parte di esserci riuscito.

Il tuo progetto mi ha sempre affascinato, in primo luogo per il concept e poi anche per la musica. Vedo i tuoi cd come una sorta di Arstifir Lifsins mediterranei, ma senza il supporto di una label importante come la Van Records. Pensi mai che gli Exultet avrebbero meritato più attenzione di quella effettivamente ricevuta?

Forse. Soprattutto avrei voluto produzioni migliori. I miei primi album non sono affatto male, ma hanno un suono orribile. È un peccato. Ma credo anche che se avessi meritato più attenzione allora questa sarebbe arrivata, malgrado il mio modesto impegno nel pubblicizzare il mio progetto. Tutto è nato venti anni fa come hobby e tale è rimasto. Amen. Detto questo al momento mi trovo bene con l’etichetta statunitense Christian Metal Underground Records.

Di sicuro la tua regione di provenienza non aiuta: tolti i progetti di Agghiastru (Inchiuvatu, La Caruta Di Li Dei, Astimi, Lamentu ecc), le band siciliane non riescono a guadagnare spazio su riviste e siti musicali. Come ti spieghi questa difficoltà, visto che la qualità non manca?

Il metal estremo in Italia purtroppo non è un genere così conosciuto e spesso addirittura ostracizzato, mentre passeggiando per le vie di Oslo vedi appesi ovunque le locandine del nuovo album in uscita dei Darkthrone. Tutto poi va di conseguenza. Detto questo, ci sono album ‘Made in Sicily’ che per me non hanno proprio nulla da invidiare ai colleghi stranieri. Tra i miei preferiti Mediterraneo Atto I dei La Caruta Di Li Dei, Cantus dei Legion Of Darkness, i monrealesi Nazgul che con De Expugnatione Elfmuth hanno realizzato un opera maestosa. Altri gruppi che apprezzo particolarmente sono gli Heruka, Wolvesguard, Throne of Molok. Tutte band che a mio parere meritavano un maggior riconoscimento. Per quanto ci riguarda pare che gli Exultet siano molto conosciuti e amati in America latina. Moltissimi dei miei fan sono sudamericani. Non vorrei essere banale, ma alla fine se suoni questo genere di musica sai bene che lo fai principalmente per te stesso. Va bene così.

Cosa ti affascina delle crociate? Domanda sciocca, ma da fare: ti sei mai immaginato crociato? Nel senso che, uomo del XII secolo, avresti intrapreso un viaggio di migliaia di chilometri per (tentare di) uccidere chi la pensava diversamente da te?

No, non mi sono mai immaginato crociato. Ma io odio il caldo… quindi avrei preferito campagne più verso il nord, nelle terre germaniche o la Britannia eheheh! Le crociate sono nate quasi esclusivamente per far arricchire nobili feudatari europei, che vedevano l’opportunità di possedere nuove terre in Medio Oriente. Tutto il resto, si sa, era solo propaganda. Credo che l’argomento delle crociate sia un pozzo infinito di spunti da sviscerare per il mio ‘mediterranean epic metal’. Mi piace studiarlo, raccontarlo e suonarlo. Sul lato puramente umano, ovvio che ognuno dovrebbe essere sempre libero di pensarla come vuole e di credere in ciò che più ritiene giusto. Essenziale è il rispetto delle idee altrui, soprattutto quando diverse dalle proprie. Questo vale in religione, in politica, nella vita privata… vale sempre! Conoscere la storia dovrebbe anche servire a non inciampare continuamente sugli stessi errori, ma tutt’oggi non sempre questo accade, purtroppo. In nome della “religione” nel mondo continuano a perpetrarsi orrendi delitti verso l’umanità e la libertà. Inaccettabile.

King’s Crusade Pt. 1: The Holy Land, lo dice il titolo stesso, è la prima parte di due album. Il disco termina con la tregua tra musulmani e crociati, ovvero il termine della terza crociata. Di cosa parlerà la Pt. 2?

In realtà Fabrizio questa prima parte termina con la presa di Arsuf da parte dei crociati. Sarà nella Parte II che racconterò la fine del viaggio di Riccardo Cuor di Leone fino alle porte di Gerusalemme dove, dopo feroci battaglie, gli eserciti cristiani verranno sostanzialmente respinti dalle forze resilienti di Saladino, arrivando (come dicevi tu) ad un accordo, che determinerà la conclusione della terza crociata. Musicalmente il secondo album avrà un taglio più “arabeggiante” e veloce. Se infatti nella prima parte ho dato spazio a Riccardo, nel prossimo sarà soprattutto Saladino il protagonista e musicalmente andrò di conseguenza. Spero di aver pronto tutto entro il prossimo anno. Aspettare 10-13 anni per un “Part II” sarebbe poco idoneo…

Sul sito dell’etichetta c’è scritto che se King’s Crusade Pt. 1: The Holy Land andrà bene ci potrebbe essere la possibilità di veder pubblicato del vecchio materiale. Si tratta di inediti o di nuove stampe dei vecchi e ormai introvabili dischi?

Sia l’uno che l’altro. Come dici tu i miei vecchi album sono ormai impossibili da trovare, l’idea sarebbe quella di rimasterizzarli e ristamparli. Sembra che Kings’ Crusade Part I stia andando sufficientemente bene, quindi ritengo plausibile avere tra non molto i vecchi lavori degli Exultet nuovamente disponibili. Si vedrà. Al momento mi sto concentrando su Kings’ Crusade, Part II.

Quali sono i gruppi che da giovane ti hanno fatto avvicinare al metal e quali sono, invece, le band che hanno influenzato (e forse continuano a farlo?) gli Exultet?

Proverò ad essere sintetico. Intorno ai dodici anni ho iniziano da Helloween e Iron Maiden. Poi pian piano ho inserito Metallica, Megadeth, Anthrax, Annihilator, Coroner… per poi passare a Sepultura e Slayer. Erano i primi anni ’90 e su Radiodue non mi perdevo una sola puntata di Planet Rock con il mitico Mixo. È stata la svolta. Mi sono subito innamorato dei Samael, Morgoth, Dark Millennium, Bolt Thrower, Cancer, Unleashed, i nostrani Sadist e tantissimi altri. Infine ho completato il tutto scoprendo nel 1996 la meravigliosa rivista Grind Zone, aprendo definitivamente il cancello del black metal e ordinando via posta centinaia di CD. Ascoltavo tutto il giorno, a tutto volume, album capolavori come EldDusk and Her Embrace, Anthems to the Welkin at DuskDark Medieval TimesFor All TidAspera Hiems Symfonia,MaliceDrep de Kristne etc… che bei tempi! Che magia tutti gli anni ’90! Non c’è una band che mi ispira su tutte, ritengo di aver ascoltato davvero tanto negli anni, ma mi piace pensare di fare musica abbastanza originale. Di sicuro ci provo sempre.

Cosa stai ascoltando in questo periodo?

Recentemente ho fatto corrispondenza con Gigi Casini, leader dei vicentini Asarmoth (ed ex Mind Snare). Ci siamo scambiati i nostri CD, quindi al momento sto ascoltando – ed apprezzando molto – i suoi album. Per il resto il mio stereo non riposa mai. Da un po’ di giorni ascolto Nebelhorn, Windir, Moonsorrow e Glory To The Sacred Land ultima fatica dei connazionali Bloodshed Walhalla. Pensavo Drakhen avesse raggiunto l’apice con il meraviglioso Ragnarok del 2018, ma fortunatamente mi sbagliavo. Grande!

Farz, ti ringrazio per la disponibilità, vuoi aggiungere qualcosa?

Ho già detto abbastanza, se c’è qualche impavido che intende indossare un elmo e mettersi in cammino verso la polverosa Terra Santa, basta andare sul sito della band e troverà tutto ciò che occorre. Invece Fabrizio, voglio approfittare per farti immensi complimenti per i tuoi sforzi e la tua perseveranza nel mandare avanti questo piccolo grande gioiello riservato alle band (molte italiane) di folk ed epic metal. Sono anni che tengo il tuo link nella barra dei preferiti e così dovrà rimanere per tantissimi altri anni. A presto e buon lavoro!

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