Skiltron – Bruadarach

Skiltron – Bruadarach

2023 – full-length – Trollzorn Records

VOTO: 8 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Paolo Ribaldini: voce – Emilio Souto: chitarra, bouzouki – Ignacio Lopez: basso – Pereg Ar Bagol: cornamusa, tin-whistle, Joonas Nislin: batteria

Tracklist: 1. Triumph & Devotion (intro) – 2. As We Fight – 3. This Battle Is My Own – 4. Where The Heart Is – 5. Proud To Defend – 6. Turadh – 7. I Am What I Am – 8. A Treasure Beyond Imagination – 9. Rob Roy – 10. Haste Ye Back – 11. Saor Alba (outro)

IN BREVE

Sesto disco e sesto centro per la band folk metal nata in Argentina e trapiantata in Finlandia: chitarre heavy metal, cornamuse a volontà, ritornelli epici e l’ottimo cantante (italiano) sono i punti di forza di un disco che va ascoltato e riascoltato.

RECENSIONE

Gli Skiltron sono in giro ormai da un po’ di anni, dal 2004 per l’esattezza, in carriera hanno pubblicato sei album contando il nuovo Bruadarach, e l’impressione che si ha è che alla bontà delle release e della musica proposta non corrisponda la notorietà e il seguito che la creatura del chitarrista Emilio Souto meriterebbe. Riuscirà il nuovo album a cambiare le cose?

Il quintetto nasce in Argentina ma da qualche tempo è di base in Finlandia, fatto che ha permesso agli Skiltron di avere un’intensa attività live stando al centro della scena che conta, ovvero quella europea. Cambi di line-up e difficoltà non hanno mai fermato il leader Souto, musicista che si è sempre circondato di talento riuscendo a pubblicare lavori di qualità a base di heavy metal e cornamuse scozzesi.

Triumph & Devotion non è il classico intro, è un qualcosa di più, il miglior modo per iniziare Bruadarach grazie ad arpeggi, cornamuse e roboanti chitarre elettriche. As We Fight è la “classica” prima canzone del disco, tutta muscoli, doppia cassa e grandi ritornelli, mentre la seguente This Battle Is My Own rallenta i tempi senza perdere d’efficacia: il calore della voce dell’italiano Paolo Ribaldini ha modo di emergere in un brano che ha un forte retrogusto rock anni ’80. Anche qui – ma il discorso va allargato all’intero cd – il ritornello si stampa subito in testa e le belle melodie di cornamusa fanno il resto. Il trademark Skiltron esce alla grande nella bella Where The Heart Is – il rallentamento a metà canzone dopo il ritornello è uno dei momenti migliori dell’intero album! – mentre il mid-tempo Proud To Defend suona 100% scozzese: potremmo azzardare che è la canzone che i Grave Digger avrebbero voluto comporre (senza riuscirci) dopo il successo di Rebellion, bravi quindi Souto e soci ad aver creato un futuro classico da cantare ai concerti. Turadh è una strumentale che arriva direttamente dalle Highlands lasciando poi spazio a I Am What I Am, canzone schietta fin dal titolo, diretta e semplice, un mid-tempo che non aggiunge molto ma ha dalla sua un mordente che funziona bene. Qualcosa cambia con A Treasure Beyond Imagination, brano nel quale troviamo chitarre acustiche, flauti e una struttura diversa dalle altre sorelle di tracklist: tra atmosfere medievali e stacchi efficati la canzone è tra le più riuscite di Bruadarach. Epicità e potenza tornano prepotentemente in Rob Roy, cinque minuti di velocità e cori da pugni alzati al cielo conditi da pregevoli fraseggi e assoli dell’axeman Souto. Il disco si avvia verso la fine con Haste Ye Back, bel pezzo robusto e quadrato, ricco di cornamuse e delle caratteristiche che da sempre rendono gli Skiltron immediatamente riconoscibili. Saor Alba è un un outro malinconico come il sole autunnale che tramonta dietro le alture per lasciare spazio al freddo dell’inverno.

C’è da dire che tutti i musicisti svolgono un ottimo lavoro e ascoltando queste undici tracce è forte la sensazione di avere a che fare con una band affiatata. Meritano però una menzione a parte il cantante Ribaldini, con gli Skiltron ufficialmente dal 2022 ma che in passato ha collaborato con Rhapsody Of Fire, Delain e Beast In Black, e Pereg Ar Bagol (Pierre Delaporte) alla cornamusa e tin whistle, autore di ottime melodie e capace di dare il boost ai brani quando se ne presentava la possibilità. I più attenti di voi sicuramente lo ricorderanno anche per la militanza nei francesi e sottovalutati Boisson Divine, autori di tre album, in particolare nel 2020 dell’ottimo La Halha.

La copertina è bella e dettagliata, porta immediatamente l’ascoltatore laddove gli Skiltron vogliono condurvi: l’opera è di Aldo Requena in arte Valgorth, il quale ha realizzato tutte le precedenti front cover della band argentina e vanta collaborazioni nell’underground di valore con Wizard, Tengwar e Feanor. Per la produzione solo parole buone, in quanto il suono e il mixaggio sono ottimi, con chitarre graffianti e un equilibrio tra gli strumenti che non è cosa scontata.

Con Bruadarach la creatura di Emilio Souto fa un nuovo passo in avanti verso l’affermazione del nome nel giro che conta. L’etichetta specializzata nel genere come la Trollzorn può solo che aiutare la band argentina/finlandese: l’ascolto e meglio ancora l’acquisto è obbligatorio per gli amanti delle sonorità folk metal più epiche con voce pulita.

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