Ticinum – A’ la porta di Cént Tùr

Ticinum – A’ la porta di Cént Tùr

2023 – full-length – Darker Than Black Records

VOTO: 8 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Theeleb Corax: voce – Rattenkönig: chitarra – Agilulf: basso – Manzullar: batteria

Tracklist: 1. L’induinél – 2. Bargniff – 3. Il muto dell’accia al collo – 4. Mug’d’oss därná – 5. Adalperga – 6. Al pont dal Sìur di fiàm – 7. Strali di nera saetta – 8. Scài ad tron

IN BREVE

Black metal medievale con influenze folk: da Pavia i Ticinum esordiscono con un lavoro convincente, tosto e a tratti divertente, con la particolarità (e valore aggiunto) del cantato in dialetto pavese. Se il buon giorno si vede dal mattino…

RECENSIONE

Quando si parla di medieval black metal il primo nome che viene in mente, o almeno, così è per chi ha vissuto gli anni ’90, è quello degli italiani Evol, realtà che ha raccolto meno di quanto seminato, ma rimasta nel cuore di chi tra ’90 e nuovo millennio ha avuto modo di ascoltarli o vederli in concerto. I Ticinum nascono a Pavia nel 2022 e nel giro di pochissimo tempo pubblicano il full-length di debutto A’ la porta di Cént Tùr, quaranta minuti di ottimo black metal dai temi medievali e influenze che sfociano nel folk metal o, meglio ancora, nel pagan metal del periodo 2005-2010. Detto del genere più o meno simile, tra Evol e Ticinum le somiglianze terminano qui, visto che i giovani lombardi hanno un sound più fresco e “allegro” rispetto ai colleghi veneti, maggiormente vicini al classico black metal “maligno” anche se dai tempi non particolarmente veloci.

Il disco si presenta con la strana copertina dallo stile insolito, molto colorata e quasi demenziale. Si tratta in realtà di un tentativo di riprendere colori e goliardia del medioevo, ottima anche per risaltare nel mare di artwork in bianco e nero che da sempre contraddistinguono le pubblicazioni black metal. Quello che per molti potrebbe essere un goffo rospo per i Ticinum è Bargniff, creatura che affoga i viandanti, canzone opener (dopo il canonico intro) che presenta al pubblico l’arte del gruppo pavese. Black melodico, cantato scream a dir poco convincente e il saggio utilizzo delle tastiere rendono il brano brillante e coinvolgente fin dal primo ascolto. Il muto dell’accia al collo è un brano diretto e crudo, con interessanti melodie che smussano l’aspro del cantato e delle ritmiche: fin dai primi pezzi è possibile capire quanto iTicinim abbiano le idee ben chiare sapendole trasformare in canzoni di ottima fattura. Nella successiva Mug’d’oss därná spicca il riffing di Rattenkönig, ma anche i cambi di ritmo fanno la differenza, tra mid-tempo potenti e accelerazioni fulminanti. La cadenzata Adalperga è particolarmente melodica nel suo incedere roccioso e gagliardo che porta direttamente a Al pont dal Sìur di fiàm, canzone vicina a certe cose più estreme del folk metal, ricca di tastiere e riff incisivi, che non disdegna velocità e ritmi dei Finntroll più oscuri. Il disco si avvia verso la conclusione con l’ottima Strali di nera saetta, composizione che fa dei sali-scendi ritmici la sua arma principale, con epiche melodie di chitarra, atmosfere minacciose ma affascinanti e il cantato di Theeleb Corax sempre trascinante. Il pianoforte di Scài ad trondecreta il termine dell’ascolto, e il desiderio di premere nuovamente play è forte.

C’è da dire che realizzare un disco della qualità di A’ la porta di Cént Tùr in appena un anno di vita non è cosa per tutti. Inoltre va riconosciuta ai musicisti la bravura di saper trovare una direzione personale ed esplorarla con cura: i testi in dialetto pavese, così come i testi che raccontano storie e leggende locali, sono la classica ciliegina sulla torta. La scelta della produzione – volutamente old school, ma pulita il giusto – è azzeccata per il tipo di sonorità adottate e di impatto che si vuole avere sull’ascoltatore.

A’ la porta di Cént Tùr è, quindi, un raro esempio di debutto discografico di livello pur avendo avuto poco tempo per realizzarlo. Un lavoro di una band originale che merita di essere conosciuta e supportata dagli amanti di queste sonorità. Bravi Ticinum!

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