Finntroll – Vredesvävd
2020 – full-length – Century Media Records
VOTO: 7 – recensore: Mr. Folk
Formazione: Vreth: voce – Skrymer: chitarra – Routa: chitarra – Tundra: basso – MörkÖ: batteria – Virta: tastiera – Trollhorn: tastiera, banjo, voce
Tracklist: 1. Väktaren – 2. Att Döda Med En Sten – 3. Ormfolk – 4. Grenars Väg – 5. Forsen – 6. Vid Häxans Härd – 7. Myren – 8. Stjärnors Mjöd – 9. Mask – 10. Ylaren – 11. Outro
Dove eravamo rimasti? Ah, sì. 2013, esce Blodsvept, sesto disco dei Finntroll. Buona qualità, belle canzoni, non un capolavoro ma decisamente godibile, così come il precedente Nifelvind. Poi, all’improvviso, la band stacca la spina. Qualche tour, passano gli anni e i concerti diventano sporadici, ma del nuovo disco non si hanno notizie. Trascorrono così sette anni e, finalmente, arriva l’annuncio del tanto atteso nuovo lavoro. Il risultato? Vredesvävd, trentotto minuti per nove canzoni più intro e outro.
Com’è il disco? Anonimo, purtroppo. Brutto? Assolutamente no, ma le canzoni non ripagano i sette anni di attesa e speranze che i fan riponevano nella band. Ascoltando il cd è palese la volontà di Vreth e soci di tornare, in un certo senso, alle origini, realizzando un album crudo e diretto, a tratti feroce ma con quel classico stile che da sempre contraddistingue i musicisti finlandesi. Se la si vuole dire in maniera brutale: sembra di ascoltare una raccolta di outtake dei vecchi dischi, per l’occasione ri-registrate al fine di dare omogeneità e un suono compatto e uguale. L’inizio, in realtà non è male: Att Döda Med En Sten è la classica opener dei Finntroll, buona per i concerti e anche su cd rende bene, con quegli stop and go che si alternano alle accelerazioni feroci e le sempre presenti tastiere che cambiano l’umore al brano a seconda dei tasti pigiati. Ormfolk sembra uscire direttamente da quello spettacolo di Jaktens Tid e se da una parte c’è il fascino del 2001, dall’altra ci si chiede se una cosa del genere sia davvero necessaria. Il bell’inizio acustico di Grenars Väg sembra preannunciare un pezzo alla Visor Om Slutet, ma presto la distorsione si impossessa della canzone e quel che ne viene fuori è il classico mid-tempo dei Finntroll. Il primo pezzo deludente è Forsen, anche se quel break con il violino (di Olli Vänskä dei Turisas e ospite fisso negli ultimi tre lavori dei Finntroll) è davvero delizioso. Vid Häxans Härd picchia dall’inizio alla fine, ma tolti i muscoli rimane davvero poco; le cose vanno meglio con la scheggia impazzita Myren (2:49), la quale ha il pregio di far battere il piede fin dai primi secondi e, senza cercare niente di più, fa egregiamente il suo lavoro. Stjärnors Mjöd è un’altra composizione che sembra più un filler che un brano portante di Vredesvävd, e nella sua “normalità” scorre senza colpo ferire. In conclusione di disco la qualità si rialza un po’ grazie a Mask e Ylaren: anche qui non possiamo certo parlare di canzoni che resteranno per anni nelle scalette dei concerti, ma in questo contesto fanno bene il proprio lavoro, la prima con una bella dose di grinta e la seconda lasciando maggiore spazio alle melodie (sinistre) e a tempi lenti. Ylaren in particolare mostra che quando lo vogliono i Finntroll sanno ancora creare canzoni belle, nel loro classico stile ma con qualcosa di diverso dal solito.
Presentato da una copertina tutto sommato trascurabile e da una manciata di singoli digitali, Vredesvävd è l’album meno interessante della discografia dei troll finlandesi, un passo indietro rispetto alle ultime prove in studio e una delusione per chi ha atteso tutti questi anni per ascoltarlo. Non è un disco brutto e per qualche tempo girerà nei lettori cd, ma poi lascerà spazio alle perle che i Finntroll hanno saputo creare nel corso della loro carriera.
NB: il voto è frutto della delusione, ma cercando di essere oggettivi si può tranquillamente aggiungere un mezzo voto. Non di più.
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