Furor Gallico – Future To Come

Furor Gallico – Future To Come

2024 – full-length – Scarlet Records

VOTO: 8,5 – Recensore: Mr. Folk

Formazione: Davide Cicalese: voce – Gabriel Consiglio: chitarra – Marco Ballabio: basso – Mirko Fustinoni: batteria – Becky: arpa celtica – Massimo Volontè: tin whistle, bouzouki

Tracklist: 1. Call Of The Wind – 2. Among The Ashes – 3. Birth Of The Sun – 4. Black Skies – 5. Faith Upon Lies – 6. Ancient Roots – 7. Future To Come – 8. Anelito

IN BREVE

Quarto disco e quarto centro per i Furor Gallico, ormai stelle di primo livello del folk metal italiano che realizzano un disco pronto a conquistare il pubblico europeo a suon di un riuscito e personale mix di folk e death metal.

RECENSIONE

Furor Gallico sono sempre stati un ottimo gruppo: il demo del 2008 390 B.C. – The Glorious Dawn, oltre a contenere l’hit La Caccia Morta, mostrava una giovane band dal sound fresco con una manciata di belle canzoni nel proprio arsenale. Da allora di album ne sono stati pubblicati solamente quattro contando anche il presente Future To Come: appare chiaro, quindi, l’intenzione di Davide Cicalese, Becky e soci di privilegiare la qualità alla quantità, cosa tra l’altro assolutamente riuscita data la bontà delle pubblicazioni Furor Gallico (2010), Songs From The Earth (2015) e Dusk Of The Ages (2019).

In Future To Come troviamo una band collaudatissima (con gli ospiti – in realtà presenti in quasi tutti i brani – Valentina Pucci, già alla voce nel precedente disco, e Riccardo Brumat al violino, con la band nel periodo 2014-2016), una macchina perfetta che potrebbe andare facilmente con l’automatico ma che invece, saggiamente, decide di metterci quel qualcosa in più, curando certi dettagli che nel loro piccolo fanno la differenza, sviluppando fraseggi e melodie in maniera inaspettata, senza però strafare. Il risultato è un album compatto (otto canzoni e quarantuno minuti di musica), variegato e interessante, in due parole: molto bello.

Le delicate note dell’arpa introducono Call Of The Wind, brano tipico per i Furor Gallico, un mid-tempo che alterna momenti melodici ad altri più aggressivi, dal doppio cantato growl di Davide e clean di Valentina, dall’ottimo ritornello e dallo sfizioso break strumentale a metà composizione, con tanto di violino ad impreziosire la composizione. Il secondo pezzo, Among The Ashes, aumenta in velocità e “cattiveria”, ma risulta sempre estremamente accattivante grazie all’uso degli strumenti folk, degli interventi vocali di Pucci e dell’assolo di chitarra di Gabriel Consiglio. Giusto spendere alcune parole sul lavoro dell’axeman lombardo: i suoi riff, così come le trame e i fraseggi, non sono quasi mai “di accompagnamento” per facilitare l’inserimento di violini o flauti come avviene nella maggior parte delle realtà folk metal, ma sono parti “pensate” per dire qualcosa, una chitarra, quindi, che ha qualcosa da dire in un contesto dove spesso la sei corde ricopre un ruolo secondario. Non per questo, però, la chitarra invade lo spazio altrui, trovando anzi il giusto equilibrio tra i vari strumenti sempre a favore della canzone nel suo complesso. Si cambia registro con Birth Of The Sun, sorta di power ballad dal doppio cantato pulito; non una novità assoluta per i Furor Gallico, ma che comunque riesce nell’intento, ovvero creare una pausa dall’assalto sonoro durante l’ascolto con una composizione decisamente riuscita. Il riffing per certi versi moderno di Black Skies, pezzo più lungo del disco con i suoi 6:40 di durata, catapulta l’ascoltatore in un folk metal diretto e verace nel quale flauti e violini intervengono spesso, creando a metà canzone un bel break celtico che forse sarebbe bello poter ascoltare più spesso. Il finale – molto bello! – è affidato alla chitarra acustica e agli strumenti folk che concludono delicatamente e con gusto il brano. Con un finale del genere è prevedibile l’assalto iniziale di Faith Upon Lies, killer song che vede la presenza del chitarrista Ralph Salati (Destrage) come ospite; abbiamo a che fare con uno dei pezzi meglio riusciti di Future To Come grazie al songwriting di qualità, dinamico e cazzuto al punto giusto. Con Ancient Roots si torna parzialmente indietro negli anni, ai tempi dei primi lavori dei Furor Gallico: l’assalto death folk con sonorità celtiche è ben riuscito, ma presto esce anche il lato più maturo della band, con cambi di tempo, parti cantate in pulito e la capacità di sviluppare idee vincenti che negli ultimi anni li ha contraddistinti, ascoltare la seconda parte della canzone per avere la prova di quanto appena detto. Ci si concede un bel respiro d’aria pura con la title-track, acustica e sognante, ma anche malinconica: con Future To Come i Furor Gallico hanno scritto la loro The Bard’s Song.

In this time of the year
We shall gather
Around the fire
In these winter nights
Recalling tales of old times

Our thoughts soaring high
To the sky

La feroce Anelito conclude l’ascolto del cd, una canzone tipica nello stile della band brianzola, veloce e martellante, da headbanging e pugni alzati al cielo durante il ritornello cantato da Valentina. Può un brano racchiudere una carriera? A quanto pare sì, in quanto ogni musicista ha il suo spazio e il suo stile è al servizio della musica, compresi i finora non menzionati Becky all’arpa e Massimo Volontè al tin whistle e bouzouki. Ogni musicista porta il suo mattoncino alla causa dei Furor Gallico e il lavoro di squadra ripaga sempre.

La copertina, disegnata a mano come di consueto, è evocativa e riflette la musica e i temi affrontati dai Furor Gallico. L’autore è il maestro Kris Verwimp, artista che ha collaborato con tantissimi artisti tra i quali ricordiamo Moonsorrow, Arkona, Marduk e Månegarm. Il sound del disco, come si suol dire, spacca. Della produzione se n’è occupato Gabriel Consiglio, mentre il mix è di Federico Ascari (Temperance, Defamed) e il mastering di Jens Bogren (Amon Amarth, Opeth, Kreator ecc.).

È vero che i Furor Gallico non sono l’esempio migliore di rapidità nel pubblicare dischi, cosa che dispiace vista la qualità delle release, ma è anche vero che proprio data la bontà dei lavori incisi è bene non lamentarsi. Con Future To Comeabbiamo tra le mani un album che funziona dal primo all’ultimo secondo, dalla lunghezza ideale e intenso, senza filler e senza fronzoli. A parlare è la musica, e data la bellezza, non possiamo fare altro che ascoltare Future To Come con il sorriso sulle labbra.

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